Il problema palestinese e quello delle “masse in movimento” sono arrivati alla frontiera di Israele e tutti vedono le contraddizioni.
Chi abbia vissuto e seguito le vicende politiche nel Vicino Oriente, sa che non é difficile convincere - specie con l’aiuto di qualche dollaro - un gruppo di arabi a dimostrare a favore o contro qualcuno, come non lo è nel napoletano. La povertà spinge, specie i più giovani, ad audacie sconsiderate nella speranza di mettersi in luce ed é facile che ci scappi il morto sul quale poi ricamare.
All’inizio della “primavera araba” Israele aveva manifestato chiaramente preoccupazione e scetticismo circa l’eventualità che ne sarebbe scaturito un miglioramento epocale , ma quando lo sceriffo americano si mette il cinturone tutti finiscono per tacere.
Qualche falla nelle “strategie democratiche” l’avevo segnalata fin dalle prime manifestazioni in Tunisia, facendo notare che quando si ha fame, non si cerca la democrazia per la semplice ragione che non è commestibile. I tunisini non stanno ricostruendo il loro – mai esistito – sistema democratico . Si stanno rinviando le elezioni e molti stanno emigrando in numero crescente.
La seconda falla – anche questa prevista – sta emergendo in Egitto, dove gli scontri tra cristiani e islamici stanno assumendo una cadenza settimanale. Sono i “fratelli mussulmani” che stanno costruendo la loro credibilità tra le masse, fanatizzandole. Era inevitabile che la creazione di un sistema multipartitico – anche qui è una novità assoluta – desse spazio a chi avrebbe fatto leva sugli archetipi culturali più radicati provocando l’emersione di contrasti facili da risuscitare e utili a fidelizzare i seguaci.
La terza e più delicata carenza strategica è stata “attaccare ” la Siria che è l’unica a disporre di una frontiera abitata con Israele, un’alleanza con l’Iran ed una forte influenza sul vicino Libano. Si era anche sottovalutata, da parte USA, in particolare la capacità del sistema di rimanere coeso in caso di forti pressioni esterne.
L’Egitto ha una lunga linea di confine con Israele, ma è situata nel deserto del Sinai e i pochi agglomerati vicini alla frontiera hanno più interesse a fare contrabbando con la striscia di Gaza, che a togliere i paletti di confine. Anzi più il confine è marcato, più i guadagni salgono. Logica mercantile pura.
La Siria invece ha la sua frontiera in una zona pietrosa e semi arida come gran parte del territorio circostante . E’ abitata poco, ma è abitata. Così il Libano che ha inzona forze di Hezbollah e un nostro contingente militare.
I palestinesi rifugiati nei paesi arabi vicini, hanno commesso per anni l’errore strategico di avvicinarsi alla frontiera in piccoli gruppi armati, accettando la logica altrui. Adesso che si presentano in massa e disarmati, creano un problema di non facile soluzione: gli occhi del mondo intero sono stati indirizzati verso il Levante mediterraneo da tutti i media. L’abbrivio comunicazionale impedisce di nascondere questi nuovi poveri morti alla ricerca non tanto della Democrazia, quanto della Patria perduta. Un vissuto ben più radicato nell’immaginario collettivo del mondo intero che ormai è edotto del problema.
Gli umani hanno sempre avuto una Patria, mentre la Democrazia l’hanno da relativamente poco tempo e parecchi – incluso Churchill- non ne sono necessariamente entusiasti.
La libertà - congiunta da sempre alla più giovane Democrazia – sembra anch’essa volersi ravvivare separatamente cercando l’autonomia dal partner. Lo tenta la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, Israele, ciascuno a suo modo. Questo fenomeno sta dando esca anche a forme di recupero patriottico che hanno un certo grado di pericolosità.
A manifestare alle frontiere israeliane non ci sono più “borsisti” della Yahoo e di facebook con passaporto USA in tasca come in Egitto. Ci sono dei disperati senza casa e senza patria, disarmati, che avanzano a frotte contro una forza armata, disciplinata e ben nutrita che è costretta a sparare sotto gli obbiettivi delle telecamere .
Zibi Brezinski disse una volta che gli Stati Uniti dominavano il mondo con la comunicazione e che l’80% delle immagini e delle parole in circolazione erano di provenienza statunitense. Troppe parole e immagini finiscono per creare un effetto confliggenti .
Non aveva pensato che questa comunicazione potesse essergli ritorta contro, con una mossa da gioco del GO. Sono bastati 21 morti per ché venissero a galla tutte le contraddizioni che erano state accuratamente nascoste e isolate. E’ probabile che l’”unrest ” siriano adesso si fermi, in attesa di trovare la contromossa.
E’ iniziata la guerra psicologica asimmetrica e la superpotenza tecnologica del MODEM, si trova accerchiata dai suoi stessi mezzi: il modem inteso come Movimento Democratico. Speriamo nessuno perda la calma.
di Antonio de Martini
Tratto da: Il Corriere della Collera
Nessun commento:
Posta un commento