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mercoledì 10 aprile 2013

FEDERAZIONE MOVIMENTI ANTIEURO



Non c'è nessuna possibilità di riformare dall'interno il sistema antidemocratico e vessatorio che regge l'Unione Europea, sistema che inevitabilmente ci condurrà alla bancarotta.

Questa è l'Europa delle banche e non dei popoli.

Siamo contro l'Europa che ci sta distruggendo come popolo e nazione, contro il mondialismo massonico e finanziario, contro la prezzolata opera di disinformazione dei media, contro i servi politici del potere usuraio, contro il Sistema ed il falso Antisistema, contro questa falsa democrazia.

Ogni nostra iniziativa, intento e opera di divulgazione mira al recupero della sovranità politica, economica e monetaria che ci son state confiscate a favore della finanza internazionale.

Vogliamo offrire un punto di riferimento comune ed unitario a tutte le voci antieuro e antieuropeistiche per contrastare in modo sempre più efficace l'imperante disinformazione della quasi totalità dei media.


Pubblicazione articoli

Sarà cura della redazione scegliere i post più significativi pubblicati nei vari Gruppi, Pagine Fb e Blog che hanno aderito alla Federazione Movimenti Antieuro, i cui contenuti siano esclusivamente relativi ad argomenti riguardanti l'Europa nei suoi diversi aspetti politici, economici e monetari.
Gli stessi Gruppi, Pagine e Blog , potranno sottoporre alla redazione gli articoli che riterranno più interessanti.

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Invitiamo amici blogger, o chi volesse aderire all'iniziativa, a contattarci su questo blog, su  http://www.stavrogin2.com/.o sul sito stesso della Federazione .
I non titolari di Blog o Gruppi possono comunque iscriversi alla lista dei lettori fissi.
Eventuali idee e suggerimenti dei nostri lettori sono bene accetti. Nella lotta contro la costante disinformazione su questi temi.

Vai al Sito della Federazione Movimenti Antieuro:  http://federazionemovimentiantieuro.blogspot.it/

sabato 23 marzo 2013

L’euro è una truffa come lo è la Comunità europea


L’euro è una truffa come lo è la comunità europea in questo stato di cose: ossia sotto la blindatura dei trattati Maastritch, Lisbona, Mes, Fiscal compact, Nato, WTO, ecc.
Non abbiamo più la sovranità di niente se non soltanto quella di decidere chi ci deve prendere per i fondelli per un altro turno (ed in parte nemmeno quella: leggasi porcellum).

Ora se uno è consapevole di essere vittima di una truffa cosa fa?
1) Aspetta perchè non è ancora convinto della truffa?
2) Denuncia il truffatore e lo insegue?
3) Si lascia truffare perchè in fondo si lasciano truffare tutti?
4) Fa di tutto per uscire dalla truffa e la fa conoscere agli altri?
Sono quattro ipotesi che potrebbero rapresentare uno scenario di gente normale. Già: ma cosa vuol dire normale, in un paese dove l’informazione è orribilmente manipolata?

Il popolo manipolato e stregato dalla politicaasservita alla finanza internazionale non si muove. Meglio: è la maggioranza che non si muove.
Se diamo per buono il movimento di Grillo, almeno il 26% di quelli che sono andati a votare sembra si siano svegliati almeno per affermare che così, non si può più andare avanti. Non siamo convinti che siano consapevoli sulle fondamentali (multinazionali, moneta-debito, NWO) ma lo sono di certo sulla cattiva gestione dello Stato (sprechi, ruberie, nepotismo, corruzione, ecc).

In tv si susseguono le varie trasmissioni vomitevoli garanti delle “verità di regime” per continuare a drogare la popolazione.
Sull’euro (truffa) si continua a propagandare che sia la panacea di tutti i mali e guai ad uscire dall’euro! (Meno male che la lista Giannino ha fatto la fine che ha fatto e gli sta bene ad “imprese che resistono” che erano state avvertite per tempo). Se c’è una cosa che uccide le imprese è proprio questo neoliberismo (la ricetta che propagandava proprio il signor Giannino).

Lo stesso Grillo che detta le linee-guida “democratiche” al movimento 5stelle, su questa strada si muove timidamente, non si capisce se per non disturbare la sua base in parte radicalverdoide o per non disturbare il potere finanziario, quasi volesse chiedergli il permesso per poterlo attaccare direttamente (magari con un referendum!?).
Perché non dire chiaramante quello che lui sa perfettamente e cioè che l’euro è la causa prima della crisi? Una crisi che è insita al sistema monetario del dollaro e dell’euro. Perché nessuno parla del torvo sistema dell’ emissione monetaria?

La situazione è veramente drammatica. In una società ad alta industrializzazione, far mancare la moneta significa uccidere indirettamente tutti. Una società basata su un sistema a moneta debito in cui il controllo monetario è in mano agli usurai (i mercati) non può che uccidere i suoi sudditi-cittadini per riconoscere gli interessi agli usurai.
Nelle società rurali dove parte dell’economia ancora funziona con cicli estranei alla moneta di sistema, le crisi sarebbero di sicuro meno brucianti e più sopportabili. Ma noi viviamo in uno Stato che si regge su un’economia di produzione e servizi nel quale la moneta viene imposta a corso forzoso accompagnandola con un torchio fiscale di “equi-omicidio-italia”; nel quale il 60% della popolazione vive in città; nel quale l’intera vita si regge sullo scambio di denaro. E dunque qui la crisi non potrà che essere devastante: sarà una nuova ferale strage di stato.

I vecchi partiti, soprattutto quello che si è battuto per portarci in questo sistema di eurousura, fanno di tutto per farci rimanere nell’euro, o per incoscienza o per ignoranza o perchè avendo avuto venduto l’anima all’usuraio non possono più tornare in idetro. Si comportano in modo abominevole, calpestando la stessa dignità dei propri elettori.

Se il resto del popolo scoprisse di chi e cosa è vittima, si monterebbero le ghigliottine di fronte ai “Palazzi” del potere.
Se la gente capisse che il debito, oltre che essere nullo e immorale è gia stato pagato al momento stesso dell’emissione della moneta, e che ci stanno derubando il patrimonio pubblico, il patrimonio privato, l’identità, la dignità, la vita, il tempo e la sovranità, domani stesso sarebbe il giorno della rivoluzione e delle forche caudine.

Ma anche questo appello rimarrà chiuso in un blog o su questa pagina di giornale, letto forse da qualche decina o centinaia di cari amici, e così correremo difilato verso il suicidio assistito di massa.
E questo perché, purtroppo, “ognuno in fondo è perso dentro ai fatti suoi” (Vasco), ognuno pensa al proprio orticello rinsecchito e non si accorge che ci stanno suicidando tutti: e con il nostro consenso.

di Giuseppe Turrisi

lunedì 18 marzo 2013

Unire gli italiani che hanno già capito


Abbiamo appena assistito ad una strana campagna elettorale in cui, da candidati e giornalisti, sono state ignorate due questioni determinanti per il nostro popolo: il debito pubblico, che ha superato i 2000 miliardi di €, e la nostra politica estera, la cui ridefinizione sarebbe utile alla coesistenza tra i popoli ed alla salvaguardia e sviluppo degli interessi economici e sociali degli italiani.

L’assenza di un confronto di strategie e progetti su tali temi è quantomeno singolare , ma deriva dal fatto che sono i media di proprietà della grande finanza, coordinati dall’Aspen Institute, a dettare i temi dell’agenda politica per i giornalisti e per gli attivisti e i candidati “peones” del centrodestrasinistra.

Gli oligarchi dei partiti sanno invece benissimo che se vogliono continuare ad avere il sostegno della grande finanza, che è anche proprietaria dei media, possono sbraitare e teorizzare a piacimento se restano nel cortile del sistema, ma non debbono mettere in discussione i dogmi della globalizzazione costruita dalla grande finanza.

I capi dei partiti del centrodestrasinistra sanno benissimo che l’Italia non è più sovrana in materia economico-finanziaria, ove i poteri sono stati ceduti alla Banca Centrale Europea, né in politica estera, ove a fare le scelte di lungo e medio periodo, sono organismi extraterritoriali ed antidemocratici, che lavorano a porte chiuse come il Bilderberg e la Trilaterale.

LE CHIACCHIERE STANNO A “0” !

Durante la campagna elettorale le cose hanno continuato ad aggravarsi, e tutti sanno benissimo che la “crisi” continuerà ancora a mordere e ridurre ulteriormente imprese, occupazione, istruzione, salari e servizi, perché “volsi così, colà dove si puote”.

E’ quindi necessario ripensare a tante cose se vogliamo che il “ basta !” ( a tutto ciò che viene deciso sulla pelle e contro gli interessi del popolo) non sia solo uno sfogo momentaneo.

Le nostre analisi, comportamenti e forme di organizzazione e di lotta, che si tratti di movimenti, comitati, associazioni o partiti, vanno rivisti poiché anch’essi appartengono alle cause che hanno prodotto i risultati che vediamo.

Quali opzioni politiche sono oggi in campo in Europa ed in Italia in particolare ?

Cremaschi, FIOM/CGIL : Questo ultimo anno catastrofico per le condizioni complessive del mondo del lavoro ha visto una complicità e una passività sindacale uniche in Europa (…). Si capisce allora meglio perché i gruppi dirigenti di CGIL e CISL si sono così platealmente spesi nella campagna elettorale (CISL x Monti, CGIL x Bersani). Dalla vittoria dello schieramento amico speravano di riottenere quel ruolo istituzionale che avevano perso senza lottare.

Camusso,CGIL: “Senza inversione di tendenza il paese tracolla”

Ferrero, PRC (dal documento politico) : “Lo stesso risultato del voto non smentisce l’asse della nostra battaglia politica di questi anni e neanche la collocazione difficile che abbiamo scelto nelle ultime elezioni. Milioni di elettori hanno scelto una proposta politica di rottura netta con il bipolarismo e che non si presentava come moderata. Al di fuori e contro il bipolarismo lo spazio si è allargato enormemente ma non è stata Rivoluzione Civile a occuparlo”. (?!)

Monti, Trilaterale : “Non bisogna sorprenderci che anche l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario”.

Draghi, BCE: “"Risanamento, avanti col pilota automatico", "L'Italia proseguirà sulla strada delle riforme, indipendentemente dall'esito elettorale”.

Il mio parere è che Draghi si sia fatto sfuggire la verità, che la Camusso abbia capito che ci hanno messo in scia alla Grecia e che si va a sbattere, ma non ha il coraggio o la libertà politica di uscire dalle “Colonne d’Ercole” del sistema costruito dalla grande finanza; Cremaschi stesso è prigioniero del vecchio “vorrei ma non posso”, ma mentre la Camusso (come Landini), ha la coda di paglia del suo PD che è schierato a difesa del sistema, lui lo fa in buonissima fede, ma incatenato ad una visione ideologica, rispettabile quanto oggi incapace ed inadatta a liberare un intero popolo. Il cinismo di Monti è di stupefacente crudeltà e rivelatore del progetto della grande finanza. Ferrero … è ancora nel mondo scomparso del politichese. Dal centrodestra non è uscita nessuna opzione politica. Ne era balenata una due anni fa, in salsa Mattei, quando fu varato l’oleodotto Italo/turco/russo, avversato da USraele , ma per riportarli all’ordine devono essere bastate le bastonate dei media e dei magistrati di centrosinistra. Su Grillo sospendo il giudizio, in attesa di avere elementi in grado di rappresentare una opzione politica (e di capire cosa succederà ora, dopo l’enorme risultato elettorale, l’abbraccio politico dell’ambasciatore americano e i relativi ingressi di massa dei “Partigiani e degli intellettuali del 26 aprile”), confermando una profonda stima e speranza sulla pulizia etica e sull’impegno sociale e politico dei cinque stelle che operano sul territorio.

La questione “a sinistra”

Con i tagli alla spesa pubblica, la privatizzazione delle aziende pubbliche e con il “colpo finale” del Fiscal Compact o pareggio di bilancio, non c’è più nessuno spazio politico per ipotesi socialdemocratiche. Per questa ragione di fondo ( unitamente alla proprietà privata delle monete sganciate dalla convertibilità in oro e alla conquista della proprietà delle banche nazionali da parte delle grandi famiglie della finanza internazionale) il PD e le altre forze politiche della sinistra storica, nonché le loro organizzazioni sindacali, sopravvivono ad un mondo che non c’è più.

Per ritagliarsi un ruolo, vivono di ricordi e teorizzano di riforme e di possibilità di cambiare il sistema dall’interno (strategia e tattica politica, che aveva margini di manovra quando il capitale per formarsi aveva bisogno di appropriarsi del plusvalore, il che conferiva un contropotere politico sociale alla classe operaia); ma sono oggi usati, in tutta Europa, in alternanza (e non in alternativa) ai partiti storici della nobiltà e dei grandi ricchi, nella gestione dei loro interessi, bellici, geopolitici, finanziari, e istituzionali. Come le esperienze di governo nazionali, regionali e locali dimostrano, la competizione tra centrodestra e centrosinistra si materializza unicamente in competizioni elettorali tra varie logge, gruppi di potere e lobby di (im)prenditori di denaro pubblico, interni al sistema.

Con i trattati di Maastricht e di Lisbona, l’Italia (come gli altri stati dell’Eurozona) ha ceduto la sua sovranità a BCE e Commissione Europea, per questo Draghi può dire che chiunque governi non cambierà nulla, senza scandalizzare nessuno; mentre le sue parole sono di una estrema gravità per chi ancora crede nella libertà, nell’autodeterminazione e nella sovranità popolare.

Con i parametri fissati dal trattato di Amsterdam, e non disponendo più di alcuna leva di politica economica nazionale , tranne l’aumento del prelievo fiscale, già ai massimi mondiali, e i tagli alla spesa pubblica, che significano, meno servizi, scuola, sanità, trasporti, pensioni, diritti (poiché la nostra Costituzione stabilisce che “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”), è impossibile uscire dal perverso rapporto Debito/PIL.

Applicando le misure, al riguardo imposte da BCE e Commissione Europea, il Prodotto Interno Lordo (PIL) non poteva che ridursi (infatti nell’ultimo ano si è ridotto di un altro 2,4% , “ogni mese falliscono 1.000 aziende e ogni giorno spariscono 2.000 posti di lavoro” - il fatto quotidiano/21 gennaio) e il debito non poteva che aumentare ( infatti è aumentato superando i 2000 miliardi di €, passando dal 119 al 127% - Corriere economia/13 marzo ).

I bizantinismi e gli specchietti per le allodole con cui Napolitano, Partiti, Logge e media vogliono parlarci d’altro, sono solo tempo guadagnato per la grande finanza e tempo perso per chi invece vuole liberare l’Italia (e l’Europa) dalla sua oppressione.

FARE PRESTO

Bisogna guardare in faccia alla realtà e agire in fretta. Occorre aprire la trattativa per uscire dall’Euro e poter disporre al più presto di una moneta di proprietà dello Stato italiano, finché la residua capacità produttiva (agricola, industriale, artigianale e commerciale), il risparmio delle famiglie, le quote di mercato delle produzioni italiane (il Made in Italy vende di più extra UE), la grande ed inutilizzata presenza di energie lavorative, culturali e creative giovanili, che stanno sempre più migrando, sono ancora in grado di reggere e fare da volano nella necessaria ripresa.

Più il tempo passerà e più si materializzeranno tutti i nefasti effetti delle politiche delle lobby finanziarie che da anni vedono il peso politico, la struttura produttiva e i saperi europei, come un pericolo per la loro globalizzazione e concentrazione di potere. 

di Fernando Rossi
Fonte: Teste Libere

lunedì 4 febbraio 2013

Europa: 1 milione di euro per addestrare i funzionari a fare i "troll"

La UE ha deciso di addestrare eurotroll per impedire la diffusione di "sentimenti anti euro".  Così l'anno prossimo voteremo secondo prescrizione.
 

Beh che dire, preparatevi: tra qualche mese, ogni volta che qualcuno su Internet, Facebook o Twitter si azzarderà a menzionare certe parole chiave, vedrà l'assalto dei troll pronti ad azzannarlo.
 
Scrivere "uscire dall'euro", "MES", "fiscal compact", "ritorno alla lira" o altre parole ad alto rischio di critica attirerà subito gli esperti del caso, quelli bravissimi a sfottere, deridere, insinuare, insomma a buttare tutto in caciara. Troll professionisti. L'ha scoperto il Telegraph, che racconta come l'Unione Europea si stia preparando alle elezioni del prossimo anno cercando di preservare se stessa e le proprie istituzioni investendo qualche milione di euro allo scopo. Così l'articolo:
 
"Particolare attenzione sarà prestata ai Paesi che hanno sperimentato un aumento dell'euroscetticismo", dice un documento confidenziale dello scorso anno. "I comunicatori istituzionali del Parlamento dovranno avere l'abilità di monitorare le conversazioni pubbliche e il sentiment popolare, per capire gli argomenti di tendenza, e avere la capacità di reagire velocemente, in un modo mirato e rilevante, unendosi alla conversazione ed influenzandola, per esempio, fornendo fatti e distruggendo miti." Il training per i funzionari comincerà questo mese.
Qualche deputato ha protestato, sostenendo che "spendere più di un milione di euro per addestrare funzionare pubblici a diventare troll di Twitter in orario di ufficio, è uno spreco e una cosa ridicola".
 
Oltre che ridicola, a me pare anche una cosa piuttosto inquietante. Non che sia la prima volta: abbiamo assistito ad invasioni di troll finti-scienziati durante la marea nera della BP due anni fa, e ricordiamo anche l'iniziativa del governo giapponese di offrire viaggi gratis a chi raffreddasse la "paura Fukushima". Sicuramente, inoltre, c'è al momento in giro un piccolo esercito di troll al soldo di questo o quel partito allo scopo di influenzare le nostre opinioni nell'imminenza delle elezioni. Si sgamano da un chilometro, eh.
 
Ma è la prima volta che un'istituzione pubblica di tale importanza, come è l'EU, assoldi troll per orientare le elezioni politiche che la riguardano direttamente nella direzione che ritiene più comoda. E' un gesto assolutamente antidemocratico, la dimostrazione (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che l'istituzione europea così come è oggi è intrinsecamente dittatoriale ...
E adesso, aspettiamo pure l'arrivo degli eurotroll.

di Dedora Billi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2013/02/europa-1-milione-di-euro-per-addestrare-i-funzionari-a-fare-i-troll.html

martedì 29 gennaio 2013

Monte Paschi: e lo spread? Niente paura, si risveglia il 26 febbraio

Lo spread, strumento della shock doctrine, sarà riesumato dopo le elezioni per farci ingerire a forza un governo che non vogliamo.
 
Foto - Flickr

Noi cittadini "qualsiasi", per nulla esperti di esoteriche questioni finanziarie, avevamo capito così: se l'Italia va male, se la Borsa scende, se ci ritroviamo inguaiati col debito pubblico, se le nostre banche sono "sull'orlo del baratro", allora lo spread sale.
Avevamo capito che lo spread era il campanellino, pronto a suonare per avvisarci che bisognava mettere mano al portafoglio e tamponare qualche buco. Sale lo spread? "Riforme strutturali", tagli, tasse, governi nazi ecc.
 
Adesso, però, il Monte dei Paschi rivela un buco miliardario ("Ma quali 14 miliardi?" Tuonava Profumo a Grillo. Infatti sono 17), bisogna accorrere a salvamento coi soliti prestiti oppure nazionalizzare -che è poi la stessa cosa ma senza dirlo perché per la dottrina religiosa vigente è peccato mortale-, si trema per i 23 miliardi di debito pubblico che MPS comprò col famigerato prestito all'1% della BCE, eppure malgrado tutto ciò lo spread dormicchia a 250.
 
Saremo guariti? Forse lo spread non significa oramai più nulla, i nostri problemi son risolti, il debito ricomprato e quindi ora non dobbiamo più temere quel fatidico numeretto. Oppure... oppure il fatidico numeretto non ha mai misurato un bel nulla in realtà: era solo lo strumento della shock economy, attraverso il quale ci è stata fatta ingerire a forza l'austerità del governo "sobrio". Così, qual è ora il destino dello spread? Tornare nel cassetto della Storia? Forse, ma è lecito temere che in quel cassetto sia destinato a restarci poco.
 
Ci sono le elezioni tra meno di un mese. E dopo le elezioni si dovrà fare un governo. Non certo un governo che piaccia a noi, quando mai, mica vige la democrazia qui: un governo che piaccia all'EU e ai soliti mandanti finanziari internazionali. L'ha minacciato Monti proprio ieri, "Una nuova manovra? Dipende da come andrà il voto". Se non votate come vuole lui e i suoi compagni di merende, vi beccate una nuova manovra lacrime e sangue.
 
In quel caso, lo spread sarà rispolverato e tornerà utile per terrorizzarci di nuovo. Mi aspetto uno spread a 500 subito dopo le elezioni, onde forzare un governo d'emergenza mappazzone "a salvarci dal baratro" per la seconda volta. Un baratro finto, ma noi siamo ben addestrati a credere alle frottole.

di Debora Billi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2013/01/monte-paschi-e-lo-spread-niente-paura-si-risveglia-il-26-febbraio.html

Vedere anche : La dottrina dello shock

venerdì 25 gennaio 2013

La vera evasione fiscale è… multinazionale

di Federico Cenci

Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%.
 
La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione
Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori.
 
Evade più il barista o la multinazionale?
Lo sdegno verso il barista e il vicino di casa, tuttavia, rappresenta il lato più meschino della lotta all’evasione. Del resto, il denaro contante, quello che passa per le mani del piccolo commerciante, è solo una parte infinitesimale rispetto a quello virtuale. È dunque logico pensare che le maggiori falle d’evasione si concentrino laddove circola quest’ultimo. Ovvero, nei paraggi delle industrie multinazionali. Esperte in trucchi contabili atti ad eludere gli ispettori fiscali dei vari Paesi in cui esse operano.
Uno degli espedienti più usati a tal fine dalle multinazionali è quello di creare anzitutto una complicata rete di società affiliate, consociate e reti di vendita a livello internazionale. La seconda fase consiste poi nello spostamento dei costi nei Paesi dove la tassazione è maggiore – dunque imprese in rosso che in un determinato Paese non pagheranno tasse – portando invece gli utili in tutti quei Paesi dove il regime di tassazione è vicino, se non prossimo, allo zero. Se si pensa che il 60% del commercio mondiale passa ormai per questi monopolisti internazionali (dato dell’Osce, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), si può immaginare il volume di evasione fiscale che le grandi aziende causano ai danni delle casse degli Stati.
 
L’Osce e le misure contro i grandi evasori
Mentre gli italiani si preoccupano della furbizia del barista o delle ricchezze sospette del vicino, altrove, finalmente, sembra che qualcuno si stia accorgendo del reale problema. Il quotidiano francese Le Figaro annuncia che la stessa Osce è intenzionata a promuovere iniziative tese a smantellare questa complessa rete anti-fisco messa a punto dalle lobby multinazionali. Il 15-16 febbraio prossimo, a Mosca, durante la riunione del G20, l’Organizzazione presenterà un piano che prevede la cooperazione di diversi Stati per trovare il modo di bloccare gli enormi meccanismi di elusione di questo tipo.
 
E il governo italiano aiuta banche e multinazionali
Un segnale positivo. O, se non altro, più rassicurante di quanto sta avvenendo in Italia, dove raffiche di imposte vengono gettate sui contribuenti e le grinfie di una mai così solerte Guardia di Finanza puntano i piccoli esercizi commerciali. La nascita del Redditometro, poi, fa già avvertire ai cittadini nuove gelide folate del fiato di Equitalia sul collo.
Questa spietata operazione anti-evasori ordita dal governo Monti, tuttavia, è come una piccola rete che impiglia i pesci piccoli e lascia sfuggire gli squali della finanza. Basti pensare che la regolamentazione dell’elusione fiscale (tecnicamente chiamata anche “abuso di diritto”), introdotta dal governo nel Disegno di legge di delega fiscale, contiene alcune misure che in molti non hanno esitato a definire “un regalo a banche e multinazionali che evadono”. Oltre all’esistenza di una sorta di “condono” delle operazioni finanziarie sospette poste in essere finora, si esclude espressamente la rilevanza penale nei confronti di comportamenti ascrivibili in fattispecie abusive. L’articolo 6 del Ddl in sostanza introduce ai fini penali un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri.
 
La “mela morsicata” elude il Fisco
La lista delle multinazionali, o delle grandi banche, che traggono beneficio da questa depenalizzazione nei confronti del loro truffaldino modus operandi è troppo lunga. Almeno un’azienda val la pena citarla però: la Apple, che, secondo gli esperti fiscali internazionali, nel 2011 ha pagato la miseria – si fa per dire – di 130milioni di dollari rispetto ai 13miliardi dichiarati.
Forse, quei 24mila italiani delatori, prima di compilare il numero 117, se proprio avessero voluto individuare la sorgente prima e preminente dell’evasione, avrebbero dovuto rivolgere uno sguardo non ai tasti, ma alla mela morsicata che campeggia sul loro telefonino.
 

lunedì 21 gennaio 2013

TRUFFA ELETTORALE

La maggior parte dei partiti di "governo" hanno di fatto appoggiato lo sciagurato governo Monti durante l'ultimo anno ed è già abbondantemente chiaro che chiunque di essi risulterà vincitore alle elezioni continuerà sulla stessa linea, cambiando qualche "fronzolo" ma senza discostarsi troppo dalle linee guida dettate dalla finanza internazionale attraverso il burattino Monti.
 
Alternative? Non sta a me dirlo, ognuno può fare quello che meglio crede ... c'è chi non andrà a votare, chi esprimerà un voto di protesta, chi voterà il meno peggio e chi continuerà a votare i soliti partiti che ci hanno messo in questa situazione.
 
Quello di cui tutti dovremmo essere coscienti è che ormai destra e sinistra sono concetti inutili e polverosi che servono solo a dividere il popolo che in realtà ha un solo nemico comune che possiamo individuare nei mercati, nelle grandi banche nelle multinazionali ... insomma in quel 1% che governa il mondo e se ne sbatte dei diritti del restante 99% del popolo che siamo noi.
 
LA PROPAGANDA MEDIATICA E LE FINTE SCHERMATE ELETTORALI NON SONO ALTRO CHE UN “DIVIDI ET IMPERA" IN PIENA REGOLA.
 
SOLO QUANDO TUTTI CI RENDEREMO CONTO DI QUESTO LE COSE POTRANNO INIZIARE A CAMBIARE ....
 
John Infotricks

martedì 15 gennaio 2013

Monti candidato: ma "riforme" è una promessa, o una minaccia?

"Riforme": la parola chiave della campagna di Monti è in realtà la prospettiva dello smantellamento del Paese. Ecco perché.

montirompuy.jpg

Bene, abbiamo capito quale sarà la parola chiave della campagna elettorale di Mario Monti: "riforme". Non solo la proferisce ogni tre per due, ma la usa per attaccare gli avversari politici: "Non vogliono fare le riforme!" tuona, insinuando che gli altri partiti siano il vecchio mentre lui rappresenti invece il nuovo.
 
Mi chiedo cosa passi per la testa dei poveri piddini, i quali non solo si sono riempiti la bocca con le "riforme" fino all'altro ieri ed oggi si vedono scippare da sotto il naso la magica parolina, ma gli tocca anche passare da retrogradi e retrivi conservatori che non vogliono "riformare" il Paese.
 
Mi chiedo anche quanti cittadini se la berranno, consapevole che la maggior parte degli elettori, ahinoi, si accontenta di una paroletta dall'apparenza positiva senza neppure chiedersi cosa significhi in realtà. Alla gente piace l'idea di riformare un Paese ridotto ecce homo, quindi carta bianca a chi promette.
 
Purtroppo, però, è da molti anni già chiaro cosa ha in animo il liberista che vagheggia riforme. Sono le riforme da shock economy, quelle che hanno già riformato i connotati di altri disgraziati Paesi finiti in ginocchio. Se non ci credete, sappiate che già sono state pressantemente chieste all'Italia con la famigerata letterina UE dell'agosto 2011, che fu il preludio alla cacciata del Berlusca per mettere Monti al posto suo. Cosa diceva la letterina? Chiedeva le riforme, eccole qua:
 
1) mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell'impresa;
2) pensioni: innalzare l'età pensionabile e parificarla per uomini e donne;
3) pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità;
4) ordini professionali: liberalizzare;
5) beni dello Stato: privatizzare.
 
Insomma: licenziamenti facili, dumping salariale, massacro pensioni, massacro dipendenti pubblici, dumping dei compensi delle professioni, e per finire la svendita di tutti i beni dello Stato, dall'acqua al demanio all'ENI a Finmeccanica.
 
Monti sta promettendo questo, e altro dello stesso tenore. Riforme per far essere i nostri giovani meno choosy e i nostri vecchi meno attaccati a mamma sanità pubblica, ad esempio. Se ne è già accennato alla privatizzazione della sanità, ricordate? Non crederete mica che lo smantellatore dello Stato e dei beni italiani si trasformerà poi magicamente in un riformatore che cambia l'Italia nel modo che conviene a voi. Monti che diventa Mujica, ah ah che risate.
 
Quando Monti dice "riforme", insomma, non sta promettendo: sta minacciando. L'unico aspetto positivo è che ci avvisa prima: e se noi capiamo tutto il contrario beh, in fin dei conti siamo degli zotici che non hanno studiato alla Bocconi, quindi è solo colpa nostra.