Il matrimonio reale britannico si sta trasformando rapidamente in un disastro di pubbliche relazioni, con la notizia che il principe ereditario del Bahrain ha rispettosamente rifiutato l’invito alla manifestazione a causa della “situazione che regna” nel reame del Golfo Persico.
Tuttavia, la vera storia dietro i titoli dei giornali, è che il rifiuto diplomatico rivela che la dirigenza britannica è ben consapevole della repressione feroce condotta dai governanti del Bahrain, con le forze armate degli Stati vicini del Golfo, compresi gli alleati dell’occidente, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar , Emirati Arabi e Oman.
Il principe ereditario Salman bin Hamad Al Khalifa ha detto che, secondo quanto riferito, lui non voleva che la sua presenza “offuscasse” il matrimonio reale che si terrà presso l’Abbazia di Westminster a Londra, questo Venerdì.
Il principe del Bahrein è tra i 40 sovrani di tutto il mondo a essere stati invitati dalla dirigenza britannica, ad unirsi ai 2.000 altri ospiti, tra cui capi di governo e celebrità, per partecipare alle nozze del principe William e della sua fidanzata Kate Middleton. William è il figlio dell’erede al trono della Gran Bretagna, il principe Carlo.
I reali britannici sono finiti, in questi ultimi giorni, sotto il fuoco della stampa britannica, per aver invitato il principe del Bahrein, che è anche il vice comandante supremo delle forze di difesa del Bahrain. Nonostante la mancanza di copertura nei media mainstream britannici, e occidentali in generale, tuttavia, c’è stata una protesta pubblica in Gran Bretagna per la brutale repressione del movimento pro-democrazia. Più di 30 civili sono stati uccisi dalla violenza di Stato – che è culminata il 16 marzo, dopo che le forze degli altri paesi del Golfo, guidate dei sauditi, hanno fatto ingresso nella piccola isola di circa 700.000 abitanti.
Migliaia di altri sono stati feriti dall’esercito e dalla polizia, che hanno aperto il fuoco sui manifestanti pacifici. Fino a 1.000 persone sono finite illegalmente detenute, o “scomparse“, tra cui medici, infermieri, avvocati, operatori dei diritti umani e blogger. Quattro persone, tra cui il giornalista del Bahrain Karim Fakhrawi [1], sono morte durante la detenzione, recando segni di tortura. La maggioranza sciita in Bahrain è particolarmente presa di mira dai governanti sunniti e dai loro alleati del Golfo. Centinaia sono stati licenziati dai posti di lavoro, accusati di essere il supporto della rivolta anti-governativa, che ha avuto inizio il 14 febbraio.
Mentre le continue violazioni, tra cui l’occupazione militare degli ospedali e la detenzione illegale di pazienti feriti, hanno suscitato condanne dal Comitato ONU sui diritti umani, Amnesty International, Human Rights Watch, Medici Senza Frontiere e della statunitense Physicians for Human Rights, il governo britannico, insieme a Washington e altri governi occidentali, è stato vistosamente inerte.
L’ex potenza coloniale del Bahrain, la Gran Bretagna, e il governo degli Stati Uniti, sono ben consapevoli della repressione. La Quinta Flotta degli Stati Uniti ha sede nella strategica isola del Golfo Persico, che funge da posto di ascolto e sorveglianza della proiezione di potenza geopolitica occidentale nella regione, in particolare contro l’Iran. E’ incredibile che i governi occidentali non siano a conoscenza della repressione. In effetti, è molto probabile che questi governi hanno dato la loro approvazione ai governanti del Bahrein e del Golfo ad effettuare il giro di vite sul movimento pro-democrazia, e sulla popolazione sciita in generale.
Pochi giorni prima che le forze saudite entrassero in Bahrein, il re Hamad bin Isa Al Khalifa ha ricevuto separatamente, in visita personale, il segretario alla difesa USA Robert Gates e l’alto consigliere della sicurezza nazionale britannico Sir Peter Ricketts; quest’ultimo ha riferito direttamente al primo ministro britannico David Cameron.
Gran Bretagna e Stati Uniti sono i principali fornitori di attrezzature militari al Bahrain – tra cui i gas lacrimogeni, elicotteri e mezzi blindati che vengono utilizzati per schiacciare le proteste pro-democrazia.
La Gran Bretagna ha un ruolo particolarmente importante nelle politiche repressive del regime del Bahrain. Quando la Gran Bretagna concesse l’indipendenza nominale allo sceiccato petrolifero nel 1971, molti dei militari britannici incaricati della sicurezza rimasero al loro posto. Il capo della sicurezza del Bahrain, tra il 1968 al 1998, fu il colonnello Ian Henderson, che si crede agisca ancora come consigliere del re. Henderson in passato è stato oggetto di diverse relazioni dei gruppi internazionali per i diritti umani, per il suo coinvolgimento nel supervisionare la tortura e la repressione in Bahrain. [2]
Dopo che l’ultima repressione era iniziata, i governanti del Bahrain ed i loro alleati del Golfo hanno cercato di legittimare lo stato di emergenza dichiarato il 14 marzo come una misura necessaria per schiacciare un “progetto eversivo” nel paese e nella regione, fomentato dall’Iran. Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha cercato di puntellare tali accuse, denunciando “l’interferenza iraniana“. Ma, come il fiasco delle nozze regali inglesi indica, la Gran Bretagna (e gli USA) sono profondamente consapevoli delle inquietanti preoccupazioni umanitarie in Bahrain.
Ufficialmente, il principe ereditario del Bahrein “non ha invitato” se stesso. In un comunicato, ha detto: “Speravo che il Regno del Bahrein avrebbe avuto una rappresentanza di alto profilo, in questo evento glamour, riflettendo così il legame di amicizia dei nostri paesi. Tuttavia, l’attuale situazione che regna in Bahrain mi impedisce di parteciparvi.” Le scommesse sono che il Foreign Office britannico si sia preoccupato per la crescente controversia mediatica in Gran Bretagna sulla prevista partecipazione al matrimonio dal monarca del Bahrein, e abbia consigliato quest’ultimo di non invitarsi.
Se il governo britannico ha creduto veramente alle giustificazioni ufficiali per la repressione in Bahrain, non avrebbe fatto una tale mossa. La volontà del monarca del Bahrein di non offuscare l’occasione, sembra essere una opportunistica ammissione accidentale che ci sono inquietanti violazioni perpetrate dal regime. E il governo britannico sa bene che sta proteggendo un piccolo sporco segreto in Bahrain, e che se i media scavano di più, potrebbero portarlo alla luce. Ma l’istituzione britannica non ha limitato i danni del tutto. È ancora in programma la partecipazione al matrimonio reale di uno dei principi della Casa di Saud. Che causerà altre domande sulle connessioni della Gran Bretagna con la repressione in Arabia Saudita contro il suo movimento pro-democrazia, come pure il coinvolgimento in corso di quest’ultimo in Bahrain.
Inoltre, la lista degli invitati indica il cinico doppio standard, in materia di politica estera della Gran Bretagna. L’analista di media Paul Kane sottolinea: “Per così dire, a così tanti diversi livelli, per esempio, il contrasto tra i governanti del Bahrein, che ottengono l’invito alle nozze reali britannica – qualcosa che viene preso per compendiare e definire la gentilezza e la nobiltà e le conquiste culturale delle élites occidentali – e i governanti libici, che ricevono munizioni, presumibilmente caricate con l’uranio impoverito, sulla loro testa“.
[1]http://www.cpj.org/killed/2011/karim-fakhrawi.php
[2] http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=23619
Tratto da: http://coriintempesta.altervista.org/blog/il-matrimonio-reale-inglese-e-il-suo-%e2%80%9cpiccolo-sporco-segreto%e2%80%9d-in-bahrain/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+CoriInTempesta+%28Cori+in+tempesta%29
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