I mass-media mainstream continuano a bombardarci con informazioni non verificate, opportunamente selezionate e volutamente ingigantite e con notizie di pura distrazione mediatica, ignorando completamente tutte le testimonianze dirette che dicono il contrario.
Nei due post di seguito alcune testimonianze e riflessioni su ciò che stà accadendo in Siria.
Info Tricks
Le armi della disinformazione contro Damasco
Dopo aver chiesto ufficialmente all’Unione Europea di sanzionare la Siria e il suo presidente Bashar al Assad per la presunta repressione delle manifestazioni anti-governative, la Francia ha invitato ieri i propri concittadini ad abbandonare il Paese arabo “in attesa di una normalizzazione della situazione”. “Malgrado gli stranieri non siano fino ad ora direttamente minacciati, le autorità francesi rinnovano il loro consiglio a rinviare tutti i progetti di viaggio verso la Siria. E raccomandano ai connazionali, la cui presenza nel Paese non è indispensabile di lasciare provvisoriamente il Paese con mezzi di trasporto pubblici”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Parigi Alain Juppé. Un nuovo proclama allarmista dell’Eliseo volto a far degenerare la situazione nel Paese arabo, sulla quale nonostante i bollettini di guerra diffusi dai soliti anonimi dei social network non esistono notizie confermate. I media occidentali continuano infatti a tenere in considerazione solo le informazioni che arrivano dalla rete.
Informazioni che vengono poi accuratamente selezionate: pubblicando solo quelle che parlano di proteste oceaniche, guerriglia nelle strade, di stragi ingiustificate e chi più ne ha più ne metta, scartando invece quelle che raccontano di poche centinaia di persone per le strade, di una situazione sostanzialmente tranquilla scossa solo da gruppi armati che sparano indiscriminatamente su folla e polizia. Ignorate dalla stampa asservita persino le dimissioni del responsabile della comunicazione di al Jazeera, che ha lasciato il proprio incarico poiché l’emittente del Qatar si è trasformata “centrale operativa per l’incitamento” che decuplica il numero delle possibili vittime.
Sarà difficile però ignorare questa volta le dichiarazioni del vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, secondo il quale i media occidentali stanno esagerando la situazione.
“Questa non è informazione obiettiva, bensì manipolazione dell’informazione – ha affermato il prelato in un’intervista al periodico Terra Santa – in generale il popolo siriano è molto calmo. Non vuole la distruzione del Paese. Crediamo che le riforme siano possibili e che il presidente e il governo stiano lavorando in tal senso… qui i cristiani sono il 10 per cento della popolazione e stanno tutti dalla parte del presidente Assad. Quelli che manifestano vengono da fuori. Sono prezzolati e asserviti a interessi stranieri”. Parole che dovrebbero far riflettere tutti i detrattori, ma ancor di più i giornalisti che continuano a prendere per buone notizie non provate di seconda, terza o addirittura quarta mano, fornitagli da completi sconosciuti contattabili solo attraverso lo schermo di un computer.
“È molto facile che altri gruppi manipolino i movimenti estremisti. Ma, come dicevo, il 90 per cento della popolazione ama il nostro presidente e sta con il governo, come ha sempre fatto negli ultimi 20-40 anni”, ha poi spiegato Audo commentando la possibilità che fazioni islamiche radicali possano approfittare della situazione per insediarsi nel Paese.
“Fino ad oggi non avevano attaccato nessuno, ma dopo aver sopportato per un mese l’assassinio di poliziotti e soldati e l’aggressione a istituzioni ufficiali, credo che la polizia avesse il diritto di entrare in azione e unicamente come autodifesa, non mossa dall’intento di attaccare o uccidere persone. Possiamo affermarlo con obiettività”, ha invece spigato all’intervistatore che gli chiedeva chiarimenti sull’intervento delle forze armate contro i manifestanti e le presunte repressioni.
Rispondendo poi alla domanda se la Siria, dopo le dichiarazioni riguardanti un possibile intervento armato del presidente francese, possa subire la stessa sorte della Libia, il vescovo ha detto: “Il paragone è difficile in termini di istruzione e apertura mentale. Non conoscono bene la Siria. Come ho già detto, qui c’è una grande diversità etnica e religiosa. E poi è spiccato il senso di patriottismo. I siriani amano il proprio Paese. Noi non siamo una società basata sui clan tribali, come la Libia”.
Infine rispetto alle invocazioni alla democratizzazione della Siria fatte da più parti il vescovo Audo ha ricordato che “ogni Paese ha la propria strada verso la democrazia. Dagli Stati Uniti abbiamo ascoltato molte parole su democrazia e libertà in Iraq, ma poi abbiamo visto bene gli esiti della democrazia e delle libertà americane in un Paese distrutto”. Chissà se queste parole saranno quantomeno prese in considerazione dal buon Frattini, o dal suo omologo francese Juppé, o dai media occidentali, oppure se questi continueranno a concentrarsi sulle assurde cifre degli attivisti senza volto che in soli due giorni hanno fatto salire il numero dei presunti arrestati e “desaparecidos” da cinquecento a ottomila.
di: Matteo Bernabei fonte http://www.rinascita.eu/
Tratto da: http://www.stampalibera.com/?p=26252
L’Ue e Frattini minacciano Damasco
Continuano ad attaccare la Siria e non ascoltano. Non gli interessa sentire cosa Damasco sta facendo realmente: parlano, condannano, inveiscono dall’alto della loro ortodossia democratica. Sono i vari Frattini, i rappresentati dell’Europa e dell’Occidente pacifista in casa d’altri. Nulla di quel che realmente sta succedendo gli interessa, avallano qualunque notizia spacciata da sedicenti attivisti dei diritti umani e non confermata da alcuna fonte indipendente.
L’importante è che sia utile a dipingere Assad come un feroce dittatore, chiaramente mentre di disinteressano bellamente di qualunque violazione dei diritti più elementari avvenga in Bahrein, in Yemen o in Arabia Saudita. I loro mappamondi della democrazia sono a”macchia di leopardo”. Ma è impossibile scalfire tale armata della disinformazione. Il governo di Bashar Assad sta venendo incontro a tutte le richieste dei manifestanti con i tempi indispensabili per un’azione ponderata, che non può certo essere imposta da atti di vero e proprio terrorismo, ben diversi dalle manifestazioni pacifiche di chi fin dall’inizio delle proteste è sceso nelle strade a chiedere riforme che lo stesso governo ha definito legittime. È stata abrogata la legge d’emergenza, è stato destituito il tribunale speciale che giudicava i dissidenti sono state annunciate una serie di riforme che i Paesi vicino-orientali alleati dell’Occidente non hanno mai nemmeno preso vagamente in considerazione. Ma nulla di tutto questo ha cambiato di una virgola l’atteggiamento internazionale verso Damasco.
Solo Mosca sta puntando i piedi nelle sedi internazionali per ostacolare questa campagna diffamatoria che ha il preciso scopo di abbattere il governo dell’ultimo Paese arabo laico, socialista e soprattutto antiamericano presente nel Vicino Oriente. Ieri infatti la Russia ha respinto le richieste di una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla Siria per condannare il governo di Assad. Tuttavia è una goccia nell’Oceano, atlantico in questo caso, le uniche voci alle quali si presta attenzione sono quelle “digitali” di presunti attivisti dei quali non si sa nulla e che nella rete Internet snocciolano cifre, raccontano fatti terribili, presumibilmente seduti a qualche tranquilla scrivania di Londra, Washington, Parigi. Gli stessi luoghi da cui si levano le condanne contro il regime di Bashar al Assad. E dai quali partono le minacce.
Ieri l’Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Catherine Ashton, ha affermato che l’Europa potrebbe approvare a breve nuove sanzioni contro Damasco, dopo quelle già entrate in vigore martedì. Rispondendo alla domanda di un eurodeputato sul perché il nome di Bashar al Assad non figurasse nella lista dei 13 soggetti colpiti dalle misure restrittive, la Ashton ha precisato: “Ci torneremo sopra questa settimana. (…) Vi assicuro che è mia intenzione esercitare la massima pressione politica possibile sulla Siria”. È voluto intervenire sull’argomento anche il ministro degli Esteri italiano, affermando che le sanzioni europee nei confronti della Siria rappresentano un “segnale ultimo” per Damasco: il “tempo sta scadendo” ma le riforme possono ancora essere messe in cantiere ha detto il passacarte di via Veneto. Da quando si è messo l’elmetto per bombardare Tripoli, Franco Frattini si lascia andare a minacce in stile nordamericano. Ha però “concesso” ad Assad uno status lievemente diverso da quello del leader libico: “Assad non è Gheddafi”, ha detto Frattini spiegando che “la comunità internazionale ritiene” che il presidente siriano “abbia ancora un margine piccolissimo per approvare le riforme”.
Come i suoi simili Frattini non ascolta, non vuole vedere quel che in Siria sta succedendo. Numerose leggi e riforme hanno sono state già approvate, ma sembra che ai “piani alti” del potere internazionale non se ne siano accorti. Ieri Damasco ha fatto un nuovo annuncio: il governo ha deciso di creare una commissione ad hoc per l’elaborazione di una nuova legge elettorale che riferisca, entro due settimane, i risultati al presidente Bashar al Assad. Nel Paese, intanto, quella che è un’operazione anti-terrorismo su larga scala continua ad essere descritta come una violenta repressione di proteste pacifiche. Talmente pacifiche ha ieri due militari sono stati uccisi da presunti dimostranti. In realtà, nel completo silenzio dei media “embedded”, in Siria sono all’ordine del giorno gli arresti di mercenari entrati illegalmente nel Paese ed equipaggiati con armi di fabbricazione statunitense.
di: Alessia Lai
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