Prosegue la campagna di destabilizzazione del Paese arabo |
“Le parole pronunciate da Obama sono prive di alcuna novità”. É questa l’opinione ufficiale del governo di Damasco in merito al discorso enunciato giovedì dall’inquilino della Casa Bianca sui futuri sviluppi della politica statunitense nel Vicino Oriente. “Arrogante” è inoltre l’appellativo rivolto dalle autorità del Paese arabo al presidente Usa, che nel suo monologo aveva intimato al capo di Stato siriano Bashar al Assad di “assecondare la transizione o dimettersi” lasciando intendere che altrimenti avrebbe subito le stesse sorti dell’egiziano Mubarak o del tunisino Ben Alì. Affermazioni che confermano tuttavia l’impossibilità per Washington, e i suoi alleati, di muovere all’esecutivo siriano alcuna accusa fondata. I governi occidentali fedeli alla bandiera a stelle e strisce sono quindi costretti in assenza di prove tangibili, che dimostrino la tanto millantata repressione dei manifestanti anti-governativi da parte delle forze di sicurezza di Damasco, a cercare di spingere al Assad ad abbandonare il proprio incarico esclusivamente attraverso una campagna mediatica capillare e l’applicazione di sanzioni. Azioni volte a fomentare nel Paese arabo e in quelli confinanti una rivolta della quale finora si è solo sentito parlare. Anche venerdì, infatti, nonostante sulle testate di mezzo mondo rimbalzassero notizie riguardanti decine di morti e feriti durante le proteste popolari a Damasco, Deraa, Aleppo e Banyas, le uniche immagini trasmesse erano quelle di manifestazioni pacifiche, cortei e mezzi delle forze armate fermi ai lati delle strade. Nessun video che testimoniasse gli scontri, come quelle che ad esempio giungono dal Bahrein dove si vedono chiaramente agenti di polizia aprire il fuoco sulle folle.
Intanto, però, in attesa che qualcosa piombi dal cielo a confermare le accuse finora rimaste infondate, l’Unione europea aumenta la pressione sul governo siriano annunciando per lunedì l’approvazione di sanzioni mirate anche per il capo di Stato, fino ad ora lasciato fuori dalle misure restrittive inflitte ad alcuni alti membri delle autorità di Damasco da Bruxelles.
L’unica vera buona notizia riguardante la Siria è la conferma che la Nato, almeno per ora, non ha alcuna intenzione di colpire il Paese arabo.
di Matteo Bernabei
m.bernabei@rinascita.eu
Tratto da: Rinascita.eu
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