NIGERIA? NON POSSIAMO PERMETTERCELA
Una ribellione in Nigeria non fa notizia. Sono anni che si ribellano, anni che vorrebbero tanto "la libertà e la democrazia" e soprattutto una più equa divisione delle risorse (capeggiati da un ingegnere navale), ma non se li fila nessuno. Anzi le compagnie petrolifere, già accusate di inquinare e devastare il territorio, si permettono anche di far fuori la gente con i propri eserciti privati che imperversano per tutto il delta. Mica lo dico io, lo dice un tribunale che ci ha messo 14 anni ma ha alla fine condannato gli omicidi.
Ma tutto ciò non fa notizia per l'elementare motivo che in Nigeria il petrolio non è nazionalizzato come in tanti altri Paesi (quelli dove chi si ribella diventa un eroe mondiale), e il governo è saldamente in mano alle compagnie petrolifere. Mica lo dico io, lo dicono i dispacci d'ambasciata.
Ora però la Nigeria fa paura. Sta piombando nel caos politico, e i suoi 2,2 milioni di barili al giorno mettono a rischio un approvvigionamento mondiale già a dura prova per la guerra in Libia. Non possiamo permetterci di perdere quei barili, e quindi la Nigeria finisce in prima pagina. Non possiamo permetterceli soprattutto considerando il nostro beneamato Export Land Model, che ci racconta come gran parte di quei barili finisca esportato all'estero (il 40% in USA). Eccolo qua:
Come si vede subito, a differenza di altri Paesi di cui abbiamo ampiamente parlato, la Nigeria elargisce il petrolio a chi ne ha bisogno e ne tiene davvero poco per sé. D'altronde non c'è da stupirsene, visto che la popolazione ha un reddito medio di 1$ al giorno e in gran parte dei villaggi non ci sono neppure acqua e luce elettrica. Cosa se ne fanno del petrolio?
Eccoci quindi ad auspicare che la Nigeria si dia presto una calmata, che deponga le velleità di libertà e democrazia (si sa, i Paesi democratici consumano parecchio) mettendo a tacere i noti terroristi, e continui a garantirci i nostri 2 milioni di barili. Mica vorranno liberarsi proprio in un momento come questo?
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