Leggo proprio un bel post nel blog di Medo, uno dei commentatori più assidui (e "utili") di Petrolio.
Medo scopre da un dossier della FAIB, Federazione Italiana Benzinai, che i distributori di carburante in Italia sono calati, in 15 anni, di ben 9000 unità. Una cifra sbalorditiva. Qual è la motivazione di un simile collasso?
Il nostro amico, come sempre un filino catastrofista, segue un ragionamento che a prima vista ci aggraderebbe pure:
Andiamo verso un collasso dell'offerta? Certo, perchè i distributori chiudono quasi a vista d'occhio ed appaiono le prime code alle pompe delle periferie urbane; a forza di chiudere, il prezzo medio carburanti è anch'esso logicamente in aumento, aldilà dell'aumento del costo del petrolio da raffinare... Il quale è aumentato di undici volte negli quindici anni.
Non credo che il calo della domanda compenserà il collasso economico del comparto.
Mi tocca trovarmi in disaccordo. Non penso che la chiusura di migliaia di distributori di carburante sia dovuta a un calo della domanda ed a una crisi del settore, che prelude infine agli accoltellamenti sulla tangenziale. Credo invece che il fenomeno sia il medesimo che ci fa assistere alla chiusura di decine di migliaia di piccoli negozi, a favore di mostruosi centri commerciali che concentrano l'offerta della vendita al dettaglio.
Ricordo perfettamente quando a Roma c'era un microdistributore ad ogni angolo, in ogni stradina di Trastevere, in ogni vicolo del centro storico. Antiestetici? Non saprei, ma ognuno di essi era gestito da un benzinaio col cappellaccio, la sedia scassata, la sigaretta perennemente accesa e una famigliola da mantenere. Oggi non esistono praticamente più, e fare benzina nel centro di Roma è quasi un'impresa titanica.
Viceversa, nelle zone periferiche sono sorte come funghi enormi aree di servizio, a decine, spesso quattro o cinque una dietro l'altra. Ognuna di esse offre carburante, metano, gpl, autolavaggio, assistenza meccanica. Da quel che so, non sono più gestite dal benzinaio trasteverino ma da grandi compagnie che ne hanno fatto un business, alcune delle quali le stesse multinazionali francesi che gestiscono i centri commerciali (Auchan, Carrefour ecc.). Fai benzina da solo oppure, pagando di più, aiutato da un dipendente spesso straniero.
Io vedo solo il solito sistema economico in azione, insomma, e non un segnale del collasso energetico in arrivo. Vedo compagnie straniere che strappano il lavoro ai piccoli commercianti, niente di nuovo sotto il sole. Per le risse per il carburante che scarseggia, temo, dovremo ancora aspettare.
di Debora Billi
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