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martedì 31 maggio 2011

Damasco sequestra carico di armi sul confine turco


Per tutto il fine settimana appena trascorso sui media internazionali si è susseguita la solita innumerevole quantità di notizie riguardo alla presunta repressione perpetrata dalle forze armate di Damasco nei confronti dei manifestanti anti-governativi. Notizie riferite dai soliti anonimi della rete riguardo uccisioni, torture e quant’altro. Fra questa baraonda di informazioni apocalittiche, fornite senza che alcuna prova concreta le accompagnasse, non ha però trovato spazio l’annuncio del sequestro di un carico di armi proveniente dalla Turchia da parte delle autorità doganali di Raqqa. Ma d’altronde perché dare spazio a una notizia così rilevante come il trasferimento di armi nel nord della Siria, dove vivono migliaia di curdi, quando c’è la possibilità di accusare al Assad di essere dietro l’attacco al convoglio italiano in Libano. Accuse anche queste ovviamente basate sul nulla, ma per la stampa internazionale è comunque più interessante del fatto che ci sia qualcuno pronto ad armare la minoranza curda, la prima a protestare contro il governo di Damasco e la prima a placarsi dopo la concessione della cittadinanza fatta dal presidente del Paese arabo. Di contorno a questa ennesima farsa l’indignazione dei media e dei politici nordamericani, gli stessi che “esportano” la democrazia ma prima si impadroniscono delle risorse petrolifere dello sventurato Paese in questione, che fanno stragi di civili e poi le insabbiano e che sostengono l’uso del waterboarding come metodo per ottenere informazioni. Però chissà, forse l’indignazione di Washington riguarda le misure troppo morbide utilizzate fin qui dal governo di Damasco.


di Matteo Bernabei
Tratto da: Rinascita.eu

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