La notizia che la Corte suprema cinese abbia dichiarato una moratoria di due anni sulla pena di morte è una splendida ed importantissima novità che meriterebbe la prima pagina sui giornali. Va celebrata come un grandissimo trionfo di chi da sempre si è battuto contro la pena di morte anche in quel grande paese. Tuttavia c’è qualcosa che stride… Come si spiega infatti che, dopo aver dedicato migliaia di articoli a denunciare l’uso della pena di morte in Cina, oggi i nostri media non raccolgano i frutti di un successo che in teoria è anche un po’ loro?
Come mai a parte un buon articolo della “Repubblica” (a pagina 19 del cartaceo, online c’è una breve delle 19 del 25 maggio) nulla si trova sul “Corriere della Sera”? Come mai “La Stampa” preferisce avere tra i titoli degli Esteri un pezzullo sul golf a Cuba (un evergreen) e nulla su un notizia così importante? “Google news”, che in queste cose non mente, ci spiega che in chiave Cina quella sulla moratoria è solo la quinta notizia del giorno, dopo il viaggio della Lagarde in quel paese per perorare la sua causa all’Fmi, l’acquisto cinese di titoli del debito portoghese, la visita del dittatore nordcoreano Kim Jong-il e un attentato terroristico.
Oltre alla “Repubblica” e agli ovvi siti del Partito Radicale non c’è nessun altro grande giornale che si occupi del caso. Sorge spontaneo pertanto un retropensiero. Si occupavano di pena di morte perché erano davvero contro la pena di morte o perché la notizia della pena di morte in Cina era funzionale alla costruzione retorica occidentalista mentre la moratoria non lo è?
(Gennaro Carotenuto, “La Cina, la moratoria sulla pena di morte e quello strano silenzio dei media”, dal blog , ripreso da “Megachip”).
Tratto da: http://sitoaurora.splinder.com/post/24653293/la-cina-sospende-la-pena-di-morte-e-nessuno-ne-parla
Nota Personale: una valida spiegazione per cui non dare spazio alla notizia su riportata potrebbe essere quella indicata nell'articolo di Rischio Calcolato qui linkato: Il Nuovo bin Laden: la Cina ... senza ombra di dubbio la Cina è il nuovo “avversario da battere” sulla scena mondiale.
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