In questi giorni i media occidentali non fanno altro che riportare senza sosta le notizie, mai supportate da prove valide, della presunta repressione che il “regime” siriano di Bashar al Assad starebbe compiendo nei confronti dei dissidenti anti-governativi. Una repressione che, come da manuale, comprenderebbe anche rastrellamenti e arresti indiscriminati. Giornali telegiornali agenzie e quant’altro sono così impegnati a diffondere informazioni fasulle riferite da qualche anonimo della rete che sembrano non accorgersi di quanto gli accade veramente intorno.
Succede infatti che, mentre il “tiranno siriano” concede un amnistia generale e rimette in libertà anche i presunti attivisti incarcerati ingiustamente, il Bahrein nell’indifferenza generale emetta al contrario pesanti condanne contro alcuni dei leader dei movimenti di opposizione che nei giorni scorsi hanno manifestato contro la dinastia sunnita che governa il piccolo regno del Golfo. Ergastolo a otto dimostranti sciiti e pene che vanno dai due ai 15 anni di carcere per altri 13 oppositori, tutti accusati di aver ordito un “complotto in favore di un colpo di Stato”. Eppure la notizia non ha trovato spazio sui media occidentali e tantomeno su quelli italiani, che hanno invece preferito dare spazio a notizie come “Da stagista della Clinton a pornostar, il caso di Sammie scuote la politica Usa”, oppure “Lo United e il sesso. Ingaggiato un prete che dà lezioni di morale sessuale”.
E pensare che a dare per prima la notizia è stata proprio un’agenzia europea, la britannica Reuters, la stessa che un mese fa in mancanza di immagini che testimoniassero le presunte violenze in Siria decise di utilizzare video di repertorio riguardanti invece le rivolte in Egitto. Le immagini fecero il giro del mondo, le successive e dovute scuse dell’agenzia per il falso invece no. Ragionando per assurdo potrebbe darsi quindi che le grandi testate internazionali, visti i precedenti, non tengano più in considerazione la Reuters, ormai più affidabile. Tuttavia se così fosse, non avrebbero però potuto ignorare la conferma ufficiale data poco dopo dallo stesso governo del Bahrein. La realtà è, infatti, peggiore di qualsiasi insensata supposizione: c’è una volontà chiara, da parte dei governi occidentali prima e dei media “embedded” poi, di non riportare le notizie delle proteste e delle repressioni, seppur supportate da video e foto, che si verificano nei Paesi alleati degli Stati Uniti. D’altronde sarebbe sconveniente per questi ultimi dover infliggere sanzioni ai propri maggiori partner commerciali nella regione vicino-orientale. Per fortuna, e forse purtroppo, non basterà il silenzio dell’Occidente a far placare le dimostrazioni di piazza in Bahrein, secondo l’emittente qatariota al Arabiya, infatti, le sentenze emesse potrebbero infiammare ulteriormente le tensioni esistenti e quelle che sono ancora latenti nel piccolo stato del Golfo e in quelli vicini.
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