Venerdì 15 aprile 2011 fonti del governo palestinese di Gaza hanno riferito di aver ritrovato nelle prime ore dello stesso giorno il corpo senza vita di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per i Diritti Umani dell’"International Solidarity Movement" (ISM), rapito in precedenza da un misterioso gruppo cosiddetto 'salafita'. Vittorio Arrigoni, che aveva raccontato e vissuto in prima persona l’aggressione israeliana di 22 giorni a cavallo tra il 2008 ed il 2009 contro la Striscia di Gaza, era considerato un’autentica fonte di informazioni e verità su Gaza e sui crimini commessi quotidianamente da parte del regime sionista contro la popolazione sotto assedio. Arrigoni, nato a Besana Brianza, in Lombardia, aveva trentasei anni e proprio per questa sua presenza attiva e per il suo coraggioso contributo all'informazione reale e non deformata, era stato minacciato a morte più volte dagli israeliani. Il pacifista italiano regolarmente pubblicava tutte le notizie su crimini israeliani sulla sua pagina di Facebook «Vik Utopia" e anche sul suo seguitissimo blog, «Guerrilla radio». Arrigoni nel 2009 pubblicò il libro «Restiamo umani» (tradotto in molteplici lingue), che era anche il monito con cui chiudeva le corrispondenze dalla Striscia di Gaza durante i giorni dell'aggressione sionista. I proventi sono stati devoluti interamente al "Center for Democracy and Conflict Resolution" per finanziare progetti di assistenza ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati durante l'assedio. Filippo Fortunato Pilato, in un articolo pubblicato sulla rivista francese "Mondialisation", attribuisce al Mossad la responsabilità dell’assassinio di questo attivista italiano. L'articolo, dal titolo, "I salafiti di Cia e Mossad hanno ammazzato Vittorio Arrigoni" afferma: "Alla fine, la sentenza di morte emessa dal Mossad nei confronti di Vittorio Arrigoni, sin dai tempi di “Piombo Fuso”, è stata eseguita. Perchè nessuno ci può togliere la convinzione, anche se prove al momento non ne abbiamo, ma salteranno fuori, che la morte di Vittorio sia opera dei servizi israeliani infiltrati nella inesistente “rete fantasma” di Al-Qaeda: perchè sappiatelo, si scrive Al-Qaeda, ma si legge CIA e si pronuncia Mossad.
Il suo corpo privo di vita è stato trovato all’alba del venerdì 15 aprile, in una casa abbandonata, nella Striscia di Gaza.
Tre uomini armati, del gruppo jihadista salafita autodenominatosi “La Brigata del valoroso Compagno del Profeta Muhammad bin Muslima", avevano rapito nel centro di Gaza l’attivista pacifista del "Free Gaza Movement", membro pure dell’"International Solidarity Movement", richiedendo come riscatto ad Hamas, che ha in carico il governo della Striscia di Gaza, la liberazione di alcuni salafiti detenuti nelle carceri di Hamas a Gaza, tra cui anche Sheikh Al Saidani (meglio conosciuto come Abu Walid Al Maqdisi), leader dei gruppi "Tawhid e Jihad", affiliati ad Al Qaida.
Hamas nella Striscia ha la mano pesante con i terroristi, quelli veri, che sono in odore di “servizi israeliani”, e le cui gesta disumane sono sfruttate come scusa per le rappresaglie sioniste ai danni della popolazioone di Gaza.
In caso di inadempienza alle richieste dei rapitori, entro le ore 17 locali di Gaza, Vittorio sarebbe stato ucciso.
I gruppi diretti da Al Maqdisi/Al Saidani hanno mietuto decine di vittime in attacchi ad obiettivi civili e fu arrestato dalle forze egiziane poco più di un mese fa con l’imputazione di diversi attentati terroristici, tra cui quello in un albergo del Sinai dove nel 2006 persero la vita una ventina di persone.
Fin qui la cronaca news tratte da varie agenzie internazionali in rete.
Ora una precisazione e una riflessione.
La precisazione. Intanto, per onestà intellettuale, diciamo subito che pur condividendo la stessa passione e slancio verso la comune causa di libertà e indipendenza per la Palestina (per noi Terra Santa), i rapporti d’amicizia con Vittorio si erano da tempo interrotti, a causa di sue posizioni intransigenti e oltraggiosamente irrispettose nei confronti di chi, come noi e come chi scrive, manifestava idee o fede diversa dalla sua. Questo detto per amore della sincerità, per non voler passare come quelli che si sperticano in lodi per farsi belli nei momenti di commozione e lutto. Ciò ovviamente non incide minimamente sul giudizio riguardo alle sue doti umane e sulla sua generosità d’animo dimostrata sul campo in questi anni, che ne fanno un uomo degno di essere ricordato con l’onore che merita.
La riflessione. Quando diciamo “i salafiti di Al-Qaeda/Cia/Mossad hanno ammazzato Vittorio Arrigoni”, intendiamo dire esattamente e letteralmente quel che abbiamo detto. Che Al-Qaeda sia una creatura organica ai giochi di guerra d’occupazione americani e israeliani, anche un bambino ormai lo sa e l’ha capito. Chi parla del gruppo di Bin Laden e di Al-Qaeda come un’entità rivoluzionaria che persegue gli interessi dell’Islam, o è in mala fede, o è male informato, o non è abbastanza attento a quel che succede sullo scacchiere geopolitico internazionale in concomitanza delle operazioni “al-qaediste”. Perchè sempre, dalle operazioni in Afganistan contro i russi in poi, non c’è stata una sola operazione al-qaedista che non abbia portato con se occupazione militare, escalation belliche, intensificazione di operazioni geostrategiche per riposizionare le forze sul campo, pressioni politiche per condizionare scelte nazionali maggiormente repressive e intrusive nei confronti delle libertà dei cittadini. In parole più semplici, se Al-Qaeda non ci fosse, i servizi di intelligence israelo/americani avrebbero dovuto inventarla: ed infatti Al-Qaeda fu una creatura dei servizi, denominata “the base”, o meglio “the database”.
Ora, a prescindere che a Gaza nessuno conosce questo gruppo salafita denominato “La Brigata del valoroso Compagno del Profeta Muhammad Bin Muslima”, e a prescindere pure che fonti governative di Gaza dichiarano essere inesistente alcun gruppo operativo del genere all’interno della Striscia (vedi le dichiarazioni rilasciate sull’Agenzia Infopal), se non come microrealtà manovrate dall’intelligence israeliana per creare e generare conflittualità/provocazioni interne, contando su manovalanza pescata tra il fanatismo jihadista, dobbiamo chiederci assolutamente una cosa: perchè, per quale motivo, fantomatici gruppi islamici in dissenso con Hamas avrebbero dovuto rapire un italiano per far pressioni al fine di ottenere il rilascio di detenuti prigionieri nelle carceri di Gaza?
Non ha senso. Per poter fare pressioni del genere si sarebbero dovuti rapire esponenti del governo di Gaza o rappresentanti islamici vicini ad Hamas. Altrimenti si sarebbe dovuto rapire un italiano per fare pressioni al fine di ottenere il rilascio di detenuti islamico-salafiti presenti nelle carceri italiane. Tutta questa operazione di kidnaping ha senso come rapire un tedesco per chiedere il rilascio di un cinese, detenuto in carceri cinesi?
E perchè, tra tutti gli attivisti internazionali presenti a Gaza, rapire proprio Vittorio Arrigoni? Vogliamo fare un reload e tornare indietro di un paio d’anni?
Vittorio, a differenza di inglesi, francesi, e altri, era l’unico italiano testimone di “Piombo Fuso”: aveva visto troppo, stava testimoniando, in lingua italiana, troppo. Suoi cablo di cronaca era riportati da giornali e riviste, on-line e cartacei.
Ma soprattutto su di lui era stata emessa una condanna a morte dalle milizie israelite, che ne avevano diramato comunicazione in rete sin dall’inizio del 2009, condite di minacce e folli proclami sionisti. Questa è la verità.
Emessa la sentenza, eseguita la condanna.
Riposa in pace Vittorio, restiamo in pace, o come diresti tu, “restiamo umani”.
Tratto da: http://europeanphoenix.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=43&catid=4&Itemid=4
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