Dopo aver decantato le virtù dell’unità europea a tambur battente, scuotendoci timpani e organi bassi fino all’inverosimile, vengono a raccontarci che le debolezze dell’UE sono addirittura strutturali. Gli attacchi speculativi alla moneta comune ed ai singoli anelli deboli della catena continentale sono il risultato dei materiali scadenti utilizzati per amalgamare una comunità di popoli che non condivide quasi nulla e che ha come unico collante una certa sudditanza politica, culturale e militare agli Usa e alle sue organizzazioni internazionali (vedi la Nato). Ovvero ci dicono che l’euro barcolla e forse tracolla perché non vi è un nucleo istituzionale centrale in grado di controllare le politiche fiscali, secondo linee sinergiche, coerenti e solidali e proseguono insistendo sul fatto che la mancanza di un concreto governo federale, con strumenti e legittimità indispensabili ad imporre una determinata visione prospettica del futuro rende instabile la costruzione complessiva. Bella scoperta!
Ma laddove fosse anche possibile edificare il primo che tanto a Bruxelles si sprecano gli organi inutili ed ineffettuali, per il secondo non prendiamoci in giro, nessuno è realmente disposto, allo stato dell’arte, a cedere ulteriori pezzi di sovranità ad un superesecutivo europeo deputato a fare gli interessi di tutti e quelli di nessuno. Non ci pensa la Germania che da sola ha la forza industriale di un continente e non lo vuole la Francia che si sente l’unica forza politica di questo stesso continente. Quest’Europa dei banchieri è insomma una dimora nel vuoto che al primo vento di tempesta speculativa si scoperchia e vede le stelle tutto intorno, le quali, non a caso, sono divenute l’emblema della sua scialba bandiera blu, color fifa stellare. Ma l’inconsistenza dell’euro è soltanto la superficie del problema, perché non vi è moneta al mondo che possa affermarsi se dietro di essa non funziona, ben oltre l’economia, uno Stato con i suoi eserciti, la sua politica estera e di difesa, i suoi apparati coercitivi e i suoi rapporti di forza, di conflitto e d’intesa col contesto circostante. Lorsignori questo lo sanno ma evitano accuratamente di parlarne per non mandare all’aria più di mezzo secolo di menzogne e d’inganni in eurovisione sui quali i singoli popoli europei raramente hanno potuto esprimersi. E se qualcuno paventa il ricorso al referendum per capire cosa ne pensano i diretti interessati di tutta questa baraccopoli nata sotto le stelle e finita sotto le stalle si prende del matto e del disfattista poichè la democrazia è soltanto uno specchietto per le allodole, buona per dichiarare le guerre ma non per fare le istituzione più belle e aperte alla pubblica partecipazione. La chiusura è dunque totale perché l’arroganza è abissale.
Per arginare il fuggi fuggi generale i nostri governanti astrali propongono adesso l’emissione di eurobond garantiti dalla BCE, come se questo potesse migliorare le cose. Di grazia, brutti impenitenti, non è la stessa Banca centrale che amministra la moneta con i risultati che tutti abbiamo sotto gli occhi? Perché aggiungendo carta a carta straccia, che peraltro al cambio tra titoli nazionali e titoli europei varrebbe anche di meno, dovremmo essere in grado di tamponare i truci eventi? Volete fotterci ancora e di più? Così stanno le cose e finché i nodi non vengono passati al pettine della politica di potenza l’UE resterà quello che è: una burocrazia bancaria e finanziaria che soffoca i suoi popoli e si fa assoggettare dalla finanza e dalla tracotanza geopolitica degli Stati Uniti.
di Gianni Petrosillo
Tratto da: http://www.conflittiestrategie.it/2011/11/04/europa-tomba-dei-popoli/
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