CIAMPISMO, AMATISMO, MONTISMO = VAMPIRISMO
Tranquilli. In fondo non è successo niente che già non fosse in atto. Tutto fu pianificato oltre venti anni fa. Il progetto era alquanto semplice in quanto doveva soltanto soddisfare la voracità del mondo della finanza. Progetto che prevedeva di papparsi tutto ciò che era pensabile.
Il via alle danze lo diede nel 1992 l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi che si incaponì nella difesa della lira sotto l’attacco di Soros. Alla fine il governatore riuscì a bruciare 60 mila miliardi di lire ed a svalutare la moneta nazionale del 30%. Così che gli investitori anglosassoni poterono razziare a prezzi di liquidazione quelle aziende pubbliche che nel frattempo Giuliano Amato aveva declassato in società per azioni per poterle mettere sul libero mercato. Nessuno pose domande, a parte la Guardia di Finanza che nel 1996 aprì una indagine, naturalmente con il solito giochino da illusionisti fatta sparire da altri soggetti.
Le nuove icone della Repubblica non potevano essere oggetto di sospetti. Ed infatti per i loro servigi, Carlo Azeglio Ciampi fu ricompensato con la Presidenza della Repubblica, Giuliano Amato ha ricoperto svariati incarichi ministeriali ed addirittura in occasione dell’ultima elezione presidenziale il suo nome fu proposto dal PDL in alternativa allo stesso Napolitano.
Da allora, indipendentemente da chi occupasse Palazzo Chigi, il progetto è andato avanti. Altri pezzi del patrimonio pubblico sono stati svenduti, la sovranità nazionale e monetaria sacrificata per poter entrare in quel gran caravanserraglio che è l’UE, si sono ristretti i margini della produzione in favore della delocalizzazione ed è stato sancito quel gran principio che è da fessi fare lo stesso lavoro per tutta una vita e pertanto siamo sprofondati nell’incubo della precarietà.
Assegnare la paternità di questi radiosi risultati alla destra o alla sinistra è esercizio inutile in quanto ambedue sono funzionali al sistema; in fondo è una gran cosa l’alternanza all’interno dello stesso progetto. Serve soltanto per confondere le idee e realizzare sempre il volere dei veri padroni.
Purtroppo ultimamente questo meccanismo si era un po’ inceppato. Berlusconi aveva un po’ ecceduto con le sue “puttanate”, che se pure lo avevano reso ancor più succube e ricattabile, (infatti all’ultimo G 20 nell’ultima speranza di salvare poltrona e affari di famiglia ci ha pure consegnato nelle grinfie del FMI), oramai era impresentabile pure per i suoi manovratori.
Dall’altra parte la cosiddetta opposizione, nonostante la dote di un manipolo di deputati comperati al fronte berlusconiano, e nonostante che fossero tre anni che ripeteva il solito motivo “Berlusconi vattene.. Berlusconi vattene” al momento opportuno ha dimostrato di non avere né un progetto né i numeri per sostituire il cavaliere. Che fare ?????
A togliere tutti dall’imbarazzo ci ha pensato il padrone. Sgomberato il campo dai camerieri della politica, la finanza apolide si è rimboccata le maniche ed ha assunto in prima persona il comando delle operazioni.
E’ la prima volta che succede, ma qui ci sono fior di interessi da riscuotere e non si possono correre rischi di insolvenza. Al massimo si può lasciare un po’ di libero sfogo alla piazza lasciandogli sputacchiare l’abbacchiato cavaliere. Ma non di più. In fondo la cagnara serve sempre a nascondere agli occhi della massa quello che realmente accade.
E’ successo con il golpe di “mani pulite” quando con un colpo di spugna si sono azzerati quelle dirigenze pubbliche che avrebbero potuto opporsi all’operazione Ciampi/Amato sopra descritte.
E’ successo in questi giorni dando un’opportunità di esternazione alle frustrazioni dei decerebrati di sinistra ed ai venticinqueluglisti del terzo polo, lasciandogli l’illusione di poter gioire della caduta dell’odiato nemico, non ben comprendendo gli stessi chi era il vero vincitore.
Ma adesso tutti in riga, la ricreazione è già finita.
La nuova compagine governativa sembra la fotocopia di un grigio consiglio di amministrazione. I tecnici comandano ed i politici portino i voti. Tutto sommato la cosa ha una sua naturale continuità e non dovrebbe richiedere grandi sforzi. Quelli di centro destra non possono tirarsi indietro in quanto Monti non farà altro che realizzare quanto da loro stessi promesso nella famosa lettera di sottomissione all’Ue. Quelli di centro sinistra dopo averci per anni rotto le scatole con il famoso refrain “ce lo chiede l’Europa” adesso non possono certamente sottrarsi al pagamento del conto che la loro mostruosa creatura ci presenta.
La qual cosa non sarà cosa di poco conto.
E non soltanto sul piano economico. A tal riguardo è interessante rileggersi quanto il novello Ministro della Difesa, Amm. De Paola ha rilasciato al Sole 24 ore in data 6 novembre. Parlando di ottimizzazione delle risorse ebbe a dire “la smart defense è un atto politico. Può forse apparire ironico dirlo ora, ma i ministri, come non hanno avuto paura di abbandonare la sovranità finanziara per accedere all'euro, così non devono avere paura di condividere la propria sicurezza per attuare una difesa integrata.” Capita l’antifona?
Eppoi Monti ci racconta la favoletta che loro proprio non sono l’espressione dei poteri forti. Come no? Basta guardare ai curriculum dei nuovi ministri, che li fanno sembrare tanti bambolotti con il marchio di fabbrica impresso sul fondo schiena. Nei discorsi pronunciati di fronte a Senato e Camera, Monti non ha però parlato del problema principe. Che è il conflitto di interessi.
Non quello del neo ministro Passera che con le sue partecipazioni in faccende che saranno oggetto dei provvedimenti del suo dicastero lascia basiti. No, qui si parla del conflitto d’interesse principe.
Che è quello che riguarda Banca d’Italia. Laddove soggetti privati si sono arrogati il diritto di impossessarsi dell’Istituto che vigilava sulle loro attività, in modo tale che adesso i sorvegliati fanno pure da sorveglianti a se stessi.
I soliti privati che si sono costruiti quell’altro centro infernale che risponde alla BCE. Che presta il denaro agli stessi ad un interesse all’1,5% e non lo presta agli Stati che invece debbono ricorrere agli associati che dopo averlo ricevuto all’1,5% lo cedono all’8% creando ad arte il cosiddetto ed inesistente debito pubblico.
Monti ha parlato di ICI, di pensioni e di molto altro ancora. Ma non del sistema bancario.
E’ pur vero, bontà sua, che ci tiene a sottolineare che lui ed il suo governo non sono espressione dei poteri forti. Beato chi ci crede.
(Giuseppe Coppedè)
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