“La BCE potrebbe poi affrontare un’altra forza motrice, ovvero la mancanza di fondi a favore del debito sovrano, abbassando il suo tasso di sconto, incoraggiando i governi in difficoltà a emettere buoni ordinari del Tesoro e spingendo le banche a sottoscriverli (un’idea di Tommaso Padoa-Schioppa). I buoni ordinari del Tesoro possono essere venduti in qualsiasi momento, il che li rende equivalenti ai contanti, ma fino a quando la rendita risulterà maggiore dei depositi presso la BCE, per le banche sarebbe più vantaggioso detenerli. In questo periodo d’emergenza i governi potrebbero quindi soddisfare i propri bisogni finanziari entro limiti concordati a basso costo con e la BCE non si troverebbe comunque a violare l’articolo 123 del Trattato di Lisbona.” (G. Soros)
Tutti quelli che maledicono ancora oggi George Soros per la sua passata attività di “avido speculatore” molto probabilmente lo apprezzano nella versione moderna di guru e filantropo. Ebbene, a mio parere è proprio adesso che rischia di fare davvero dei danni, se quello che dice viene messo in pratica.
Non che Soros sia l’unico a invocare provvedimenti di sostanziale monetizzazione del debito; ma il fatto che lo pensino in molti non significa che sia una posizione condivisibile e una soluzione permanente del problema. Anzi.
Per aggirare il divieto posto dal Trattato della UE di salvataggio di uno Stato da parte della BCE mediante la monetizzazione del debito, Soros propone l’idea, attribuendone la paternità a Tommaso Padoa-Schioppa, di far tagliare il tasso Refi alla BCE, per poi forzare le banche dei Paesi con eccesso di debito a sottoscrivere buoni del Tesoro da finanziare in BCE.
Secondo Soros sarebbero tutti felici e contenti: le banche guadagnerebbero dalla differenza tra il rendimento dei buoni del Tesoro e il costo del finanziamento ottenuto dalla BCE; le imprese non si vedrebbero ridurre il credito da parte delle banche, che hanno difficoltà a finanziarsi sul mercato perché imbottite di titoli di Stato a rischio tutt’altro che nullo; gli Stati potrebbero finanziarsi a costi inferiori, a parità di altre condizioni.
Proposte come questa sono spesso molto popolari perché sembrano fornire una soluzione a costo zero ai problemi di eccesso di debito. In realtà si tratta, nella sostanza, sempre della solita storia: stampare denaro.
Semplicemente la BCE, invece di sottoscrivere i buoni del Tesoro direttamente, finanzia le banche per comprarli e tenerli fino a scadenza.
A dire il vero, le banche già stanno facendo quello che Soros propone da quando la BCE ha aperto il rubinetto dopo il default di Lehman. Magari se andasse avanti la proposta di Soros lo potrebbero fare in modo ancora più consistente. In ogni caso, tanto per fare un esempio, da quando le tensioni sul debito pubblico italiano sono esplose i finanziamenti delle banche italiane presso la BCE sono passati in pochi mesi da 35 a quasi 105 miliardi.
Tutto bene, dunque? Evidentemente no. Stampando denaro si svaluterebbe il valore reale del debito, ma non si risolverebbe il problema, semplicemente se ne rimanderebbe la soluzione. Nel frattempo, il potere d’acquisto della moneta sarebbe indebolito. Certamente non si lamenterebbe chi ha vissuto sin qui al di sopra delle proprie possibilità indebitandosi. Chi ha risparmiato, si vedrebbe tosato come una pecora.
Non sarebbe neanche la prima volta. E, purtroppo, difficilmente sarebbe l’ultima.
di Matteo Corsini
Tratto da: http://www.rischiocalcolato.it/2011/10/soros-un-cattivo-maestro.html
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