Dopo la piccola Grecia e la ormai semidistrutta Libia è arrivato il turno dell’Italia.
Una volta tanto, chi scrive, pur con molte perplessità e non pochi disgusti, è costretto a stare oggettivamente dalla parte di Berlusconi e Bossi, nemici insidiosi ma secondari, contro il Nemico Principale globalista.
La replica di Berlusconi al ghignante duo Merkel e Sarkozy – “Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner.”, è un gesto di risentimento e di stizza e nello stesso tempo uno scatto d’orgoglio inaspettato, ma di certo non chiarisce che anche la Merkel e Sarkozy non sono affatto “sovrani”, essendo ridotti al ruolo di comparse e marionette della classe globale che controlla l’Europa, quanto i vari burocrati come Herman Van Rompuy o i Barroso.
Questo è il destino dei moderni valvassini, nobili di basso rango subordinati ai livelli superiori e loro espressione, e nel caso di Merkel e Sarkozy – a riprova che non esiste una vera Europa, in qualche modo unita, con sentimenti di fratellanza fra i popoli che la compongono, i due stanno soltanto cercando di mettere al sicuro i loro piccoli feudi (tali ormai si possono considerare nell’economia globale), buttando a mare e cannibalizzando l’Italia, nell’illusione che questo sacrificio offerto per placare la fame di Mercati e Investitori possa bastare.
Merkel e Sarkozy, per quanto sprezzanti nei confronti di Berlusconi (ma soprattutto nei confronti dell’Italia), non sono in grado ribellarsi alla classe globale dominante, alla BCE e all’euro, né avrebbero il coraggio di farlo (trattandosi di piccole tacche) e allora cercano di trasformare in vittime sacrificali per il nuovo Moloch capitalistico i paesi più deboli dell’Europa dell’Unione (l’Europa monetaria e posticcia), sperando da bravi valvassini che i loro circoscritti territori, Germania e Francia, non subiscano la stessa sorte, inghiottiti con tutta la popolazione nella fornace della Creazione del Valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Molto meglio buttare a mare l’Italia, con la piccola Grecia.
Tuttavia Berlusconi, nonostante il piccolo scatto d’orgoglio, assicura che il suo governo farà quanto richiesto (leggasi quanto ordinato dalla Voce del Padrone), e sta cercando disperatamente di convincere Bossi a mettere mano alle pensioni, ben sapendo che la riforma delle pensioni da sola non basterà (non basta mai agli stragisti globali ed europoidi) e che l’Europa, o meglio, il suo doppio maligno interamente nelle mani dei nuovi dominanti, chiede “un pacchetto completo” di controriforme impoverenti ed altra macelleria sociale (vendita del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e privatizzazioni, tagli draconiani al welfare), in dosi sovrabbondanti.
A nulla serviranno questa volta altri condoni fiscali, da iscrivere a bilancio ottimisticamente, pur di evitare di toccare l'età pensionabile e di "mettere le mani nelle tasche degli italiani", scontentando così milioni di lavoratori, di contribuenti, e soprattutto di potenziali votanti. Si “richiedono” all’Italia, con decisione e in fretta e furia, dando 48 ore di tempo come nei classici ultimatum militari, misure adeguate per la crescita (leggasi la folle corsa all’incremento del valore finanziario che tutto travolge), per l’occupazione (è soltanto fumo negl’occhi, perché esclusione e sotto-occupazione caratterizzano questo capitalismo), e la tanto attesa riforma della giustizia (ma non come vorrebbe il Berlusconi pluri-inquisito).
Il Nuovo Capitalismo si sta affermando nel mondo come modo di produzione sociale prevalente, in sostituzione del capitalismo del secondo millennio, e la Global class, con il suo sistema di potere, è sempre più forte ed oggi sembra che possa permettersi di agire incontrastata a varie latitudini, nonché di imporre alla luce del sole, attraverso i suoi proconsoli e valvassini locali, misure economico-finanziarie e politiche da seguire ai governi e agli stati. Altrimenti si finisce come la Grecia, o peggio, come la Libia.
Le nuove contraddizioni capitalistiche, che quando si manifesteranno saranno più laceranti e sanguinose di quelle del capitalismo del secondo millennio (lotta di classe fra borghesia e proletariato, falsa libertà, sfruttamento degli operai), sembra che siano ancora ben lontane dall’esplodere in tutta la loro virulenza.
Perciò si difende con successo e si propaga il peggior liberismo distruttore, profittando dell’assenza di contrasto e dell’inerzia delle popolazioni, quando persino il Vaticano, attraverso l’autorevole Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, è giunto alla conclusione (scontata) che l’attuale crisi è il prodotto della diffusione delle ideologie liberiste.
Dopo aver ricattato e piegato la Grecia, messa sotto ferrea “tutela” e governata direttamente da collaborazionisti locali (Gorge Papandreou e il suo Pasok “socialista”), dopo aver contribuito a semidistruggere la Libia per poter controllare i suoi bacini di materie prime energetiche, usando lo strumento militare Nato e spingendo in prima linea la Francia e l’Inghilterra interventiste, i globalisti dominanti ora se la prendono con l’Italia, boccone grosso in Europa e paese debole, con un grande debito pubblico e una bassa crescita (principali pretesti per l’attacco) ed un presidente del consiglio screditato e un po’ “indisciplinato” (che è un altro pretesto).
I sub-dominati politici tedeschi e francesi, valvassini di un capitalismo che rivela sempre di più inquietanti tratti neofeudali, collaborano nel mettere alle strette l’Italia e continuano a sperare che i loro paesi (piccoli feudi) non finiscano nella fornace di un possibile collasso dell’euro e dei continui downgrade orchestrati dalle agenzie di rating.
Qui non si afferma che si devono difendere a spada tratta Berlusconi e il suo esecutivo come “minore dei mali”, ben sapendo che ciò che verrà dopo sarà totalmente subordinato ai globalisti e ai loro proconsoli continentali europoidi, ma soltanto che Berlusconi non è più il primo problema per l’Italia, e la sua rimozione, consensuale o forzata che sia, non avrà certo il potere – come ci fa credere una parte significativa dell’apparato massmediatico, di rasserenare l’orizzonte.
Del resto, Berlusconi non ha proprio tutto quel potere che fino a poco tempo fa gli si attribuiva (quasi che fosse il neoduce), poiché, come ha scritto in modo molto chiaro Costanzo Preve, “L’Italia è completamente commissionata dal duopolio Draghi-Napolitano. Un banchiere ed un ex-comunista riciclato in rappresentanza degli interessi militari dell’impero americano (glissiamo sull’impero americano, n.d.s.) e (soprattutto, n.d.s.) dei parametri oligarchici dei poteri finanziari.”, ma il Cavaliere continua a starsene incollato su quella poltrona di presidente del consiglio dalla quale i dominanti globali lo vogliono sloggiare.
Il pacchetto completo di riforme ordinato al governo italiano dalla classe globale attraverso i proconsoli europoidi sicuramente, una volta varato e applicato (e probabilmente ciò si verificherà abbastanza presto), seminerà miseria e disperazione nella penisola. Ci sarà a quel punto una forte reazione della parte sana del paese, con connotati finalmente anti-europei ed anti-euro, rivolta contro il Nemico Principale (la Global class) e i suoi valvassini in Europa?
Questa sarebbe la speranza, ma finora le manifestazioni e le proteste (tranne forse che in Grecia), per quanto nella maggioranza dei casi blande e pacifiche, si sono rivolte sempre contro i governi locali e non contro chi li comanda, li manovra e li tiene in pugno.
A che servirà, se sopravvivrà politicamente ancora per un po’, prendersela sempre e soltanto con il valvassino mancato Berlusconi, in calo di consensi e sgradito ai globalisti dominanti, visto ciò che sta per arrivarci addosso?
di Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/archive/2011/10/25/attacco-globalista-all-italia-di-eugenio-orso.html Tratto da: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9210
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