La Turchia si piega ai voleri della Nato. Ankara ha accettato di installare, entro la fine dell’anno, lungo tutto il suo territorio dei potenti radar statunitensi “X-Band” nel quadro del futuro scudo antimissile che Washington intende dislocare in Europa. L’annuncio è stato dato ieri dal portavoce del governo turco Selçuk Ünal e riportato dal quotidiano statunitense Wall Street Journal, che ne ha dato notizia compiutamente. La sua dislocazione, fortemente osteggiata dalla Russia, ha dichiarato il portavoce del governo di Ankara, “costituirà il contributo della Turchia al sistema di difesa che si sta sviluppando secondo il nuovo Concetto Strategico della Nato e rafforzare il potenziale di difesa nazionale e l’Alleanza”, sottolineando che i lavori tecnici e i dettagli sul luogo in cui verranno impiantati sono ormai nella fase finale.
Secondo la stampa turca, i radar saranno installati nell’area sud-orientale del Paese. Dal canto suo un alto funzionario statunitense ha precisato che l’obiettivo è quello di installare i radar prima della fine dell’anno, in una base militare turca. Anche il ministero degli Esteri turco ha osservato che i negoziati sullo scudo antimissile hanno raggiunto “la loro fase finale”, sottolineando che così “si rafforzerà la capacità di difesa della Nato e del sistema di difesa nazionale”.
Secondo indiscrezioni più precise dovrebbe essere un radar trasportabile americano modello AN/TPY-2, in uso esclusivamente nella Marina o nell’esercito Usa. Un sistema di monitoraggio, insieme ai missili intercettori, da dislocare in Europa contro presunte minacce provenienti dall’Iran, ma soprattutto servirà ad inasprire le tensioni fra Unione europea e Russia. In più l’accordo, secondo quanto dichiarato dal giornale finanziario americano, rischia di inasprire le tensioni tra Ankara e Teheran, che a sua volta considera questi radar una minaccia diretta contro i suoi interessi nazionali.
Le relazioni tra Ankara e Teheran si sono già deteriorate negli ultimi mesi, a causa delle divergenze sulla risposta da dare all’attività del governo siriano contro le forze di opposizione. La Turchia ha condannato le violenze e sembra propensa a rompere con Damasco, mentre l’Iran sostiene Assad.
Una scelta quella del governo turco in controtendenza con quanto avvenuto negli ultimi anni da parte di Ankara che ha progressivamente preferito intrattenere ottime relazioni con i Paesi membri dell’ex blocco sovietico, con gli Stati islamici del Medio e Vicino Oriente, nonché con l’Iran, controbilanciando la politica estera che precedentemente era rivolta esclusivamente verso l’Occidente atlantico.
di Andrea Perrone (a.perrone@rinascita.eu)
Tratto da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=10099
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