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sabato 2 luglio 2011

LE AGENZIE DI RATING POSSONO AZZERARE LA SOVRANITÀ DI UNA NAZIONE


La storia della raccolta di dati credibili per le richieste del settore privato negli Stati Uniti è relativamente breve. Il crash del mercato azionario nel 1907 fu il momento di svolta e, da un momento all’altro, la dipendenza imposta dalle agenzie di rating (CRA) sulle potenti multinazionali e la complicità con le compagnie che dovevano valutare, specialmente nel mercato finanziario, cominciarono a stringersi in modo sempre più inscindibile. Oggi, le CRA, anche se diffondono le loro informazioni gratuitamente, chiedono compensi per l’assegnazione dei rating, invitando così i clienti a comperare le proprie valutazioni. In modo prevedibile, i rating così ottenuti servono per rafforzare l’immagine pubblica più che per riflettere la reale situazione dell’azienda valutata.

La posizione privilegiata della CRA è diventata solidissima grazie al divieto imposto dai legislatori finanziari degli Stati Uniti agli assicuratori e ai fondi pensione con proprietà cumulate superiori al miliardo di dollari di poter operare senza l’approvazione delle cosiddette “Organizzazioni Statistiche di Rating Riconosciute a Livello Nazionale”. Il risultato è stato la comparsa di un gruppo di marchi ben riconoscibili, tra cui ci sono Standard and Poor’s, Moody’s, Fitch Ratings e Morningstar.

Dall’inizio degli anni ’90, le agenzie di rating, la cui originale libertà fu presto abilmente svenduta, acquisirono una rilevanza inimmaginabile e, per di più, ottenendo una forza politica illimitata e totalmente priva di controlli. Alla metà degli anni ’90, ad esempio, Moody’s sbaragliò la campagna elettorale del premier canadese Jacques Jean Chrétien e spazzò via i laburisti dal Parlamento australiano abbassando il rating di queste nazioni.

A quel tempo, era una litania dei media che il Pentagono fosse l’unico ente che potesse rivaleggiare con le agenzie di rating statunitensi, visto che entrambi avevano il potenziale per cancellare paesi sovrani dalla mappa del globo, anche se in modi differenti.

Circa quindici anni fa, Moody’s estese la propria attività di rating degli investimenti anche alla Corea del Sud, la cui economia affondò poco dopo in una crisi pesantissima. Nella primavera del 2003, Berlino si lamentò in modo ufficiale che le agenzie di rating USA stessero deliberatamente abbassando le valutazioni delle aziende tedesche come forma di punizione per il dissenso tedesco sul conflitto in Iraq.

La recente crisi finanziaria ha evidenziato il ruolo controverso svolto dalle CRA nell’economia globale. Standard and Poor’s, ad esempio, si è trovata a dover fornire una spiegazione credibile in seguito al collasso di Enron. Un’indagine di un senatore USA rivelò che Moody’s e Standard and Poor’s – la coppia leader nell’industria del rating statunitense – volevano fare credere di non essere riuscite a individuare i trucchi finanziari causa della propagazione della crisi, dopo essere state ricompensate dagli investitori per aver abbassato gli standard di valutazione.

Secondo il Neue Zurcher Zeitung, pochi giorni fa il direttore dell’Hamburg Institute of International Economics, il professor Thomas Straubhaar, ha espresso il suo desiderio di veder mitigata l’influenza della CRA. Straubhaar ritiene che le agenzie di rating, quasi sempre di proprietà statunitense, sono completamente fuori posto nell’economia europea e mettono continuamente in pericolo la stabilità economica. Criticando le agenzie di rating private come un’eredità negativa degli anni ’90, ha suggerito che è venuto il tempo per liberare le economie di tutto il mondo dalle valutazioni del merito del credito imposte dagli Stati Uniti. E in effetti non mancano gli argomenti per sostenere che le CRA tendono a creare sempre nuovi problemi invece di aiutare a risolvere quelli che già esistono.

Ad esempio, nel caso della Grecia che ha preso le prime pagine dei giornali, Standard and Poor's hanno provocato una nuova ondata di proteste di massa e di previsioni funeste togliendo in una volta sola tre punti al rating del debito greco.

L’avvertimento diffuso da Fitch che il rating del debito USA dovesse essere visto in modo negativo se il tetto del debito federale non fosse stato rialzato entro il 2 agosto potrebbe essere citato come un esempio di una condotta responsabile da parte di un’agenzia di rating nel contesto dell’economia globale. La questione sollevata, comunque, è quali interessi si nascondano dietro questa spinta per un maggiore indebitamento degli Stati Uniti. Questo slittamento dovrebbe dare la possibilità a Washington di rimpolpare il proprio bilancio, piazzando sempre maggiori quantità di obbligazioni nel contesto internazionale, visto che il costo di stampa è l’unica spesa a dover essere sostenuta. A questo modo, il budget degli USA, con la parte relativa alla difesa, continuerà a crescere per sempre o almeno fino a quando il dollaro riuscirà a mantenere il suo status, guadagnato in modo bizzarro, di moneta di riserva globale. Il portavoce di Fitch, A. Colquhoun, che aveva suonato il campanello d’allarme per il rating del debito USA, ha prontamente manifestato la convinzione che il tetto del debito sarebbe stato innalzato e che nessun default degli USA fosse all’orizzonte.

Infatti, il 19 aprile Standard and Poor's ha abbassato la previsione AAA per il debito degli USA da “stabile” a “negativo” e ha assegnato dei “meno” alla Federal Reserve e alla Federal Reserve Bank of New York. In altre parole, le bandiere di guerra della finanza stanno andando all’assalto del bilancio federale, attività che è comunque quella tradizionale.

Il sistema finanziario globale abbonda di parassiti che riescono a prosperare grazie alle cosiddette valutazione del merito del credito di banche, aziende e persino di nazioni. I prodotti che trattano possono essere descritti in termini economici molto sofisticati, ma in fondo sono tutti inutili imitazioni degli strumenti finanziari che sono legati a doppio filo con l’economia occidentale e servono come armi economiche di straordinaria efficacia contro rivali grandi e piccoli.

di ELENA PUSTOVOITOVA
Fonte: Strategic Culture

Tratto da: Come Don Chisciotte
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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