"Il matematico John Von Neumann afferma che nel 1980 un consiglio meteorologico qualsiasi sarà in grado di premere semplicemente un interruttore e cancellare dalla faccia della terra le regioni polari, o di infliggere per mezzo di un altro pulsante un'altra Età glaciale sul territorio nemico".
Ciò è quanto si trova scritto in un'edizione de "La scienza illustrata", Agosto 1956. Uno scenario apparentemente apocalittico e fantascientifico, ma il controllo climatico è una realtà ormai consolidata. Ora, se già negli anni ottanta i governi avevano a disposizioni simili tecnologie, cosa potranno mai possedere al giorno d'oggi, a trent'anni di distanza?
Quello che in pochi sanno è che, nonostante il controllo climatico possa apparire come una disciplina assai futuristica, i primi esperimenti furono effettuati nel 1890, quando il Congresso degli Stati Uniti finanziò un esperimento per provocare la pioggia. Avrebbero tentato di provocare un'acquazzone con cannonnate indirizzate al cielo. L'esperimento fallì, ma testimonia l'interessamento dei governi al controllo climatico già a fine ottocento.
A partire da quella data, numerosi paesi si dedicarono a tali attività, arrivando a fondare dei veri e propri centri di ricerca finalizzati all'approfondimento di questo argomento. Nel 1952 l'Inghilterra sperimentò una tecnologia per difendersi da un possibile attacco da parte della Germania, provocando un nubifragio che causò la morte di oltre trenta persone nel Devonshire; mentre nel 1961 l'Israele, al fine di aumentare la piovosità, cercò di inseminare le nuvole con iuduro d'argento.
Il controllo climatico si stava così tramutando in una realtaà concreta. Si accrebbe di conseguenza il timore che i paesi in grado di gestire tali tecnologie potessero utilizzarle in ambito militare o per scopi meno diplomatici, ragione per cui nel 1977 l'ONU vietò espressamente qualsiasi tipo di azione bellica climatologica.
Negli anni novanta, invece, viene idetao e fatto nascere il progetto Haarp, a lungo discusso e criticato. In effetti, nonostante esso si presenti come un'innocente stazione scientifica americana, in molti sostengono che esso venga utilizzato come strumento di controllo climatologico. E, in effetti, sembra avere tutte le carte in regola per esserlo. Da non dimenticare che la Federezione Scienziati Americani ha ammesso un uso militare dell'Haarp, lasciando insospesa la delicata questione dell'uso bellico di tali tecnologie.
Ciò che ci resta da chiederci è se per caso esiste un nesso tra le nuove frontiere del controllo climatico ed alcuni terribili episodi verificatosi negli ultimi anni, tra cui vale la pena ricordare violenti tsunami, terremoti e strane anomalie climatiche. Tutti fenomeni che si sà, avvengono in natura senza che l'uomo possa fare niente per placarli.
Tuttavia, tenuto conto del fatto che il controllo climatico è ormai una realtà consolidata ed alla portata di parecchi stati, tenersi bene informati su tali attività e pretendere la trasparenza da parte delle comunità scientifiche sarebbe nell'interesse collettivo dell'intera umanità.
Tratto da: http://ilsole24h.blogspot.com/2011/03/che-tempo-fa-siamo-sicuri-che-sia.html
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