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martedì 8 marzo 2011

Intrigo internazionale

Varie recenzioni su un interessante libro intervista di Giovanni Fasanella e Rosario Priore sui grandi misteri del nostro Paese di ieri, che possono far riflettere anche su cosa stà accadendo oggi.
Verità indicibili che non si sono mai potute provare, per ovvi motivi di ragion di Stato, sul piano giudiziario.


“Ci sono verità che non ho mai potuto dire… Avrebbero potuto avere effetti destabilizzanti sugli equilibri interni e internazionale.”
Rosario Priore, giudice istruttore per il caso Moro, Ustica, il tentato omicidio di Giovanni Paolo II e altri casi di eversione rossa e nera.
L’indicibile della storia italiana. La domanda di fondo è: perché l’Italia dal 1969 è stata funestata dal terrorismo e dalla violenza politica con centinaia di morti e migliaia di feriti? Perché solo nel nostro paese?
Tutte le inchieste giudiziarie hanno dato finora molta importanza al ruolo dei servizi segreti deviati, della P2, della Cia. Risultato: nessuna verità giudiziaria, nessuna verità storica.
Rosario Priore, il magistrato che si è occupato di eversione nera e rossa, di Autonomia operaia, del caso Moro, di Ustica, dell’attentato a Giovanni Paolo II, qui prova a rispondere cambiando completamente scenario. E strumenti di analisi.
Grazie ad anni di ricerche, testimonianze, prove, carte private, incontri con ex terroristi, agenti segreti e uomini politici anche stranieri, Priore ricostruisce uno scenario internazionale inedito per spiegare il terrorismo e la strategia della tensione in Italia, testimoniando la verità che finora nessuno ha potuto certificare attraverso le sentenze. Colpita la manovalanza (e non sempre), la giustizia si è infatti dovuta fermare senza arrivare a scoprire il livello più alto dei responsabili.
Siamo stati in guerra, senza saperlo. L’egemonia del Mediterraneo, il controllo delle fonti energetiche ci hanno messo in rotta di collisione con l’asse franco-inglese che non ha mai sopportato il nostro rapporto privilegiato con la Libia. Ecco chi era il terzo giocatore dopo Urss e Stati Uniti. Non stupisce allora che gli inglesi fossero favorevoli a un colpo di stato in Italia nel 1976 per fermare il Pci e controllare il paese.
Dall’altra parte la Cecoslovacchia, la Germania comunista e la Stasi avevano buon gioco ad alimentare il terrorismo. Ustica, Piazza Fontana, il caso Moro, la strage di Bologna vanno collocati in questo contesto internazionale: cadono così molte facili convinzioni e vecchie ricostruzioni, giornalistiche e persino giudiziarie, mostrano tutta la loro inconsistenza. L’intrigo italiano è in realtà internazionale. (...)
Tratto da: http://www.fuorilemura.com/?p=34675

Le Brigate Rosse sono state finanziate e addestrate dai servizi segreti della Germania orientale, la Stasi, e anche i servizi segreti israeliani, il Mossad, offrirono il loro aiuto. Secondo alcuni testimoni, persone di lingua tedesca erano presenti durante il massacro di via Fani. Nell’ottobre del 1973, a Sofia, i servizi segreti bulgari attentarono alla vita di Enrico Berlinguer che si salvò miracolosamente. Il DC-9 a Ustica fu abbattuto da aerei francesi, l’obiettivo era Gheddafi in volo nella stessa area scortato da due Mig libici, di cui uno fu colpito. L’attacco partì dalla portaerei francese Clemenceau che si trovava a sud della Corsica. Tutti i testimoni dell’attacco morirono in breve tempo in circostanze misteriose, chi era in volo e chi seguì la tragedia da terra. Il capitano della base di Poggio Ballone morì improvvisamente di infarto, il maresciallo della stessa base si suicidò, due piloti militari Nutarelli e Naldini scomparvero nell’incidente di Ramstein prima di poter testimoniare ai magistrati. Persino il maresciallo che era in servizio nella sala radar di Otranto e vide precipitare il Mig libico sulla Sila si impiccò prima di deporre. Queste alcune verità, finora nascoste, contenute nel libro: “Intrigo internazionale” del giornalista Giovanni Fasanella e del giudice Rosario Priore. Nulla di quello che sappiamo è vero, neppure “le stragi di Stato“. Viviamo in un Paese fuori dal nostro controllo. (...)

Ustica, Bologna, via Fani, gli anni di piombo, il terrorismo mediorientale… esiste un filo che lega tutto ciò e un quadro storico che contribuisce a chiarire molti misteri, se solo si ha l’accortezza di esaminarlo con una visione d’insieme. Leggendo 'Intrigo internazionale', tesi che pure dal punto di vista giudiziario non hanno valore, diventano tremendamente realistiche. (...)
Come racconta Priore, incalzato da Fasanella, sono innumerevoli i casi di depistaggio, dalla sparizione di verbali o file sospetti all’eliminazione fisica di testimoni, come per esempio alcuni personaggi chiave del processo di Ustica – i piloti Nadini e Nutarelli che avevano assistito all’abbattimento del DC9 dal vivo o il capitano e il maresciallo della base di Poggio Ballone, che l’avevano seguito sul radar – morti tutti in circostanze misteriose prima di poter deporre. (...)
Fondamentale è anche il quadro dei rapporti politici ed economici che viene fatto: un elemento chiave – che è peraltro estremamente attuale anche in questi giorni – è per esempio il rapporto fra il governo italiano e quello libico, così come il lodo Moro contribuisce a chiarire la situazione delle relazioni fra le varie organizzazioni terroristiche mediorientali e l’Italia. Non si tratta tuttavia solo di una disamina sui contesti più 'caldi': grande attenzione, arricchita dal racconto di esperienze personali maturate nel corso delle indagini, Priore la dedica anche ai paesi atlantici, la Germania, gli Stati Uniti, l’Inghilterra e soprattutto la Francia. (...)

(...) Dal '69 l'Italia è stata ferita dalle stragi e dal terrorismo. Perché proprio nel nostro Paese questa guerra?


F: Perché la crisi del delicato equilibrio politico su cui si era retto il nostro sistema fino a quel momento diede corpo alle paure reciproche di destra e sinistra, generando un clima di tensione e di violenza. Su quel clima interno agirono gli interessi di alcuni Stati europei, in contrasto con la posizione di forte influenza che l'Italia aveva conquistato nell'area del Mediterraneo grazie ai buoni rapporti con i paesi arabi produttori di petrolio.

P: Potrei rispondere con frase detta da un grand commis della Repubblica francese a una giornalista italiana che qualche anno fa, gli fece l'analoga domanda: "Perché il terrorismo in Italia?". Rispose: "Perché no?". E spiegò: "L'Italia è una democrazia. Se fosse un regime comunista, come l'Urss, non conoscerebbe il terrorismo. Anzi l'Italia è una democrazia "molle". E, in quanto tale, è anche un sistema di lusso per il tempo di pace". Io aggiungo che l'Italia è un Paese a democrazia giovane, e quindi debole, instabile, che si può far cadere anche con forti, prolungate campagne di terrorismo. All'epoca era (e probabilmente lo è tuttora), il gran malato d'Europa. Non era, insomma, né la Gran Bretagna né la Francia (democrazie di antica data), né la Germania, uno Stato forte che poteva ben resistere all'attacco di un centinaio di terroristi.(...)
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/05/24/news/intrigo_internazionale-4297456/

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