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martedì 29 marzo 2016

Televisione, deprogrammazione e autoriprogrammazione

Andrea Bizzocchi
Fonte: qui
 
Il punto di partenza è molto semplice. Il 98% dei nostri pensieri non sono consci bensì inconsci (e di conseguenza il 98% dei nostri comportamenti e azioni lo sono altrettanto perché dipendono da questi pensieri inconsci). In altre parole non siamo consapevoli dei pensieri che pensiamo, tanto è vero che non possiamo anticiparli. Ne diventiamo consapevoli solamente dopo averli pensati.
I pensieri inconsci esistono perché esistono naturalmente, ma negli ultimi decenni, grazie (si fa per dire) alla scienza della manipolazione mentale, di questi pensieri inconsci siamo meno consci che mai. In breve le nostre menti sono controllate. Non è un modo di dire. Lo sono nel senso più autentico del termine. I nostri pensieri non sono nostri ma indotti. E lo sono praticamente sempre.

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Ad esempio (l’ho già scritto tante volte ma non mi ripeto per mancanza di argomenti ma solo perché credo che questo punto sia fondamentale) la televisione e ciò che la televisione “passa” (i suoi programmi) riveste l’unico fine di programmare le nostre menti. Virtualmente tutti i programmi televisivi utilizzano immagini, colori, toni, contenuti, che provocano in noi degli shock emotivi (definiti dai tecnici della manipolazione mentale “effetto shock”), shock emotivi che si “piantano” nel nostro subconscio e forniscono, di fatto, quella che è la base di pensiero della nostra Vita.
Il punto fondamentale del discorso è il seguente: questi pensieri inconsci indotti modificano infallibilmente la visione che noi abbiamo di noi stessi e del mondo. Le implicazioni profonde di questa cosa sono semplicemente immense e mi auguro ve ne rendiate conto fino in fondo. Comunque questo shock emotivo non è altro che una sorta di energia negativa che si pianta nel nostro subconscio e lì rimane senza che ve ne sia consapevolezza alcuna da parte nostra. Non è un bel vivere, perché pensiamo pensieri che crediamo nostri, ma non lo sono, e compiamo azioni di conseguenza a quei pensieri-credenze che crediamo nostri, ma anche queste non lo sono mai veramente.
Alla televisione, strumento principe di controllo delle nostre menti da decenni, si sono aggiunti più recentemente internet nelle sue infinite applicazioni (tipo i cosiddetti social networks, che di social non hanno nulla se non l’idiozia, anch’essa indotta, che accomuna la stragrande maggioranza dei suoi fruitori) e tutti quei gadget tecnologici che sono diventati delle specie di appendici psico-fisiche di noi stessi e senza i quali non sappiamo più vivere.
Tutte queste cose, e altre ancora, hanno una base comune che è rappresentata dal nostro progressivo, inesorabile, e cioè che è peggio non consapevole, allontanamento dalla Natura, che oltre ad essere già gravissimo di per sé, viene ulteriormente aggravato dal fatto che allontanamento dalla Natura significa anche e soprattutto allontanamento da noi stessi (perché noi siamo Natura; lo scrivo casomai la cosa per qualcuno non fosse ancora chiara).
Tutte queste cose dunque, oltre a programmarci, ci allontanano dalla Natura (in tutti i sensi) e questo è di certo uno dei motivi fondamentali per cui stiamo male. Per capirlo non ci vogliono gli studi delle università americane, ma è sufficiente osservarci: dopo 2-4-8 di tivù o di lavoro al computer stiamo malino-male-malissimo, mentre dopo 2-4-8 ore di sana e anche faticosa camminata in montagna stiamo benino-bene-benissimo; meglio ancora, ci sentiamo appagati. Chiuso l’intermezzo Natura.
Abbiamo iniziato dicendo che il nostro inconscio domina la nostra parte conscia. Poiché i nostri pensieri e le nostre azioni derivano da questo inconscio (del quale essendo tale non siamo consapevoli), ne consegue logicamente che nutrire questo inconscio in maniera sana fa tutta la differenza del mondo. Un po’ come nutrire il nostro corpo fisico con carne, formaggi e farinacei assortiti oppure con frutta e verdura. Questo per dire che in qualche modo possiamo programmare il nostro inconscio (almeno parzialmente, che è pur sempre meglio che niente).
Per fare capire come funziona la cosa, riporto stralcio di un articolo inviatomi qualche tempo fa dall’amico Marcello Salas, curatore dell’ottimo sito “compressamente.it”: “Le onde cerebrali sono messaggi elettronici che i neuroni si inviano tra loro nel cervello. Tra i cinque diversi tipi di onde cerebrali, le onde alfa sono conosciute per essere le migliori per imparare nuove idee. I pubblicitari che creano gli spot televisivi sanno che questa è una realtà. Attraverso l’effetto ipnotico della televisione, i pubblicitari non fanno altro che mettere gli spettatori nell’onda cerebrale alfa che li collega alla loro mente subcosciente.

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Le onde cerebrali cambiano guardando la televisione
La prima cosa che accade è che si passa dall’onda beta, stato cosciente di veglia, all’onda alfa, uno stato rilassato in cui si può essere facilmente programmati con informazioni subliminali che scatenano comportamenti.
Le onde cerebrali alfa collegano la mente cosciente al subconscio.
Il ritmo del lampeggiare della televisione è espressamente creato per indurre in trance ipnotica il telespettatore. Oggi a 60 hertz o 60 fotogrammi al secondo, la mente cosciente è sopraffatta e il subconscio prende il sopravvento”.
Insomma, quando ci troviamo nello stato alfa la mente conscia non agisce razionalmente-logicamente; non gli è dato farlo e di conseguenza il messaggio subliminale entra; che ci piaccia o meno.
Poiché i bambini si trovano in uno stato tra la veglia e il sonno in modo naturale, questo spiega benissimo perché sono particolarmente vulnerabili alla televisione (e anche al resto ovviamente). Lasciar guardare la tv ad un bambino significa una cosa ben precisa, e cioè lasciare che qualcuno altro (e non qualcuno che vuole il suo bene) lo programmi per la Vita. E questa è un’altra semplice Verità, sempre che ci piaccia o meno. Comunque è chiaro che non possiamo impedire ai bambini di guardare la tv se prima non ci occupiamo di noi stessi (ovvero smetterla di guardarla noi stessi per primi). Ma non è finita qui, e del resto al peggio non c’è mai fine.

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In aggiunta alla manipolazione attraverso immagini e colori, la televisione, il computer o qualunque altro aggeggio tecnologico tipo lo smartphone, inviano frequenze che alterano le nostre emozioni. Queste frequenze sono programmate da un lato per inebetirci ma soprattutto, dall’altro, per stimolare aggressività. Le due cose, apparentemente all’opposto, vanno invece di pari passo, tanto è vero che sono sempre più frequenti i casi di aggressività estrema portati a compimento da persone considerate tranquille e per questo insospettabili.
Per provare quantomeno a reagire a tutto questo la la cosa migliore da fare è cercare di nutrire la nostra mente con consapevolezza, esattamente come bisogna nutrire consapevolmente il nostro corpo. Se lo facciamo la nostra mente inizierà a cambiare, ci sentiremo meglio e cominceremo anche a percepire noi stessi ed il mondo diversamente. Insomma, dobbiamo deprogrammarci prima per autoriprogramarci poi. E’ chiaro che per fare questo dobbiamo prenderci la responsabilità della nostra Vita, sempre ed in ogni momento, senza pretendere invece di delegare (il che significa dipendere) da qualcun altro (il politico, il medico, l’insegnante, ecc., insomma il Sistema). La responsabilità della nostra Vita deve essere la nostra.
Ma per essere meno prosaici e un po’ più schietti, possiamo anche dire che per cambiare le cose è sufficiente buttare tutti questi aggeggi nel cesso, o magari, visto che sono ingombranti, nel cassonetto del rusco (come si dice in Romagna), che per inciso sono i posti che si meritano. Insomma, liberarsene e farne a meno. Chi ha davvero capito il potere che questi strumenti (e chi li controlla) hanno su di noi, lo fa. E chi non lo fa non ha capito proprio niente.

Andrea Bizzocchi
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