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lunedì 24 settembre 2012

La guerra quasi segreta dei droni


Giovedì scorso tre giudici federali degli Stati Uniti hanno chiesto al governo alcuni documenti sul programma dei droni, robot volanti che da circa otto anni la CIA invia in giro per il mondo ad uccidere persone. Quando si è sentito rispondere che il programma non esiste, uno dei giudici ha dichiarato che stando al governo il re non è nudo neanche quando è il re stesso a dire di essere nudo.

La battuta del giudice si spiega con il fatto che nei media il governo parla abbondantemente del programma dei droni, ma in tribunale nega la sua esistenza.

Nonostante l'insistenza dei giudici, persino quando sono stati citati numerosi esempi di discorsi pubblici in cui si parla apertamente dell'assegnazione del programma droni alla CIA, gli avvocati del governo hanno continuato a sostenere che ufficialmente alla CIA non è stato assegnato nulla del genere.

Le ragioni dell'incongruenza sono molteplici. Un primo motivo è che si vuole mantenere il segreto su alcune informazioni, del resto si tratta di una guerra non convenzionale assegnata alla CIA apposta per non rendere conto a nessuno, nemmeno al parlamento, sebbene per molti questo sia anticostituzionale. Una seconda ragione pare essere nella causa legale intentata contro il presidente Obama e Leon Panetta (segretario alla difesa) da alcuni parenti delle vittime, con il supporto della ACLU, un'associazione per i diritti umani. La richiesta della ACLU di accedere ai documenti parte da vari attacchi con droni nello Yemen - paese alleato non in guerra - che hanno portato alla morte di tre cittadini americani accusati (ma mai processati) di terrorismo e di 22 bambini.

Stando ai dati raccolti dalla ACLU mettendo insieme varie inchieste giornalistiche, solo in Pakistan – altro paese alleato - la guerra dei droni avrebbe fatto più di 3mila morti accertati, di cui 474 erano civili e 176 bambini. Dato che non esistono dati ufficiali sulle vittime, le stime si basano soprattutto sulle informazioni raccolte da giornalisti inviati sul posto.

La ragione delle numerose vittime tra i civili è legata almeno in parte alle modalità tattiche che puntano a colpire i funerali, i matrimoni e, dopo il primo colpo, i soccorritori, nei casi cioè in cui è più facile che gli obiettivi escano allo scoperto.

Uno dei casi accertati è quello del tentato omicidio di Baitullah Mehsud, uno dei capi talebani in Pakistan, citato nel libro The Triple Agent di Joby Warrick, corrispondente del Washington Post. Si attese che l'obiettivo partecipasse al funerale di un amico, al quale parteciparono circa 5mila persone. Il drone uccise 83 persone, compresi 45 civili, 10 bambini e 4 capi tribali, ma l'obiettivo dichiarato dell'attacco, Baitullah Mehsud, ne uscì illeso.

Il premio nobel per la pace Barak Obama, intervistato sull'argomento, ha risposto che la campagna dei droni è focalizzata su obiettivi mirati e che has not caused a huge number of civilian casualties ovvero non avrebbe causato un alto numero di vittime civili. I pakistani però non sono tanto d'accordo e le proteste si stanno facendo sempre più vivaci, tanto che alcuni analisti iniziano a preoccuparsi dei rischi relativi ai crescenti sentimenti anti-americani, in un paese che possiede 200 bombe atomiche.

Dal punto di vista legale, comunque, iniziano ad emergere alcuni problemi. Secondo Naz Modirzadeh dell'Univeristà di Harvard, uccidere in assenza di un conflitto armato equivale a un omicidio, quindi tutte le uccisioni effettuate con i droni in Pakistan, Yemen e Somalia sarebbero illegali e da perseguire come omicidi in territorio extra-giurisdizionale. In aggiunta, anche la pratica di sparare sui soccorritori è considerata illegale, perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

Secondo l'amministrazione americana, invece, la guerra dei droni sarebbe legale. John Brennan, consigliere a capo dell'anti-terrorismo, ha pubblicamente dichiarato che gli Stati Uniti hanno il diritto di attaccare unilateralmente i terroristi in qualunque parte del mondo, non solo nei campi di battaglia. Questa posizione, tuttavia, inizia a suscitare qualche perplessità, per il fatto che anche Russia e Cina hanno i droni, per cui c'è il rischio che il mondo diventi un grande terreno di caccia all'uomo, in una guerra mondiale più o meno segreta e senza regole.

di Davide Zaccaria

Fonte: http://www.testelibere.it/article/la-guerra-quasi-segreta-dei-droni

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