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venerdì 18 novembre 2011

GRAMELLINI: idee incellophanate, luoghi comuni tascabili e slogan precotti.


La categoria di persone che odio di più è quella dei giornalisti con le idee incellophanate come Gramellini.
Il suo pensiero sottovuoto si conserva nelle buste Domopak, si ripone nel freezer e si serve in ogni epoca e circostanza, anche fuori stagione, sempre fresco ma assolutamente insapore. Glen Gram: aspetto chiaro, gusto pietoso.

L’editorialista de La Stampa ci propina luoghi comuni tascabili come concetti brillanti e slogan precotti come alimenti di giornata. L’epitome è il suo debole, la banalità la sua forza. Se non fosse per il suo stile originale i suoi articoli sembrerebbero lanci dell’ansa in formato ridotto.
Quando penso ai pezzi Gramellini l’unica cosa che mi viene in mente sono gli hamburger plastificati di McDonald che senza l’assortimento di salsine e spezie sarebbero immangiabili. Comunque, sia gli uni che gli altri risultano assolutamente indigeribili.

Su Monti il vice direttore del quotidiano torinese ha dato il meglio di sé, contrapponendo la sobrietà del professore alla sregolatezza del suo predecessore. Da quando in qua la morigeratezza è una categoria della politica? Se questo Monti è davvero così buono e misurato si dedichi alle opere pie piuttosto che allo Stato. Del bocconiano possiamo insomma fidarci perché, secondo Gramellini, costui è normale, non dice le barzellette, non si scalda i polpacci con i mutandoni, non fa le corna, sa stare a tavola, non sporca per terra, non sbava dietro alle gonnelle, non giura sulle zucche, non si trapianta i bulbi, non si sfila un paio di chili dalla pancia, non usa il botox, non va a braccetto con dittatori e puttanieri, non va alle feste con la bandana, non ama la canzone napoletana e non aggancia le donne per la sottana.

Stesso giudizio sull’altro Mario, attuale presidente della BCE. Di quest’ultimo è riuscito persino a dire che non sembra italiano, perché sa di cosa parla e parla di ciò che sa. Null’altro da dichiarare sui curricola dei due gendarmi a disposizione di banche e organizzazioni trilaterali. A Gramellini piacciono le persone serie e laboriose che, ovviamente, elegge lui con la sua penna come tali. Cioè, tali e quali a lui, con la contabilità nel cuore e nessun amore per la nazione che viene vituperata a parole (come nel suo caso) o con i fatti (nel caso degli altri due, mercenari della finanza globale ed esecutori prezzolati di ordini mondiali). Senza Berlusconi finalmente gli ottimati si fanno avanti. Gramellini, che si sente uno di loro, ha infatti scritto che le dimissioni di B rappresentano un primo passo. Di tanti passi indietro (di cui il Cavaliere è pure responsabile), sulla strada che ci porterà dritti alla disfatta. Berlusconi ha smesso di fare le corna per il compiacimento di Gramellini, ma adesso il vile gesto lo fa tutto il popolo che teme per il suo destino. La situazione è peggiorata per tutti, Gramellini è circondato dalla maleducazione e noi da suoi amici competenti ma traditori.

di Gianni Petrosillo

Tratto da: http://www.conflittiestrategie.it/2011/11/17/gramellini/

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