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lunedì 19 settembre 2011

Offensiva di Usa e Ue contro lo Stato palestinese


Fermare la richiesta dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) del pieno riconoscimento della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite. È questa la parola d’ordine che da giorni circola tra i diplomatici statunitensi ed europei. Categorici i commenti che provengono da Washington, dove l’iniziativa di Mahmud Abbas è già stata bollata come “controproducente”, invocando invece un ritorno ai negoziati ormai congelati.

Apparentemente più accomodante la posizione dell’Unione Europea, in particolare di Francia e Spagna, che puntano quantomeno a ridimensionare le richieste palestinesi, evitando un ricordo al Consiglio di Sicurezza per il pieno riconoscimento come 194esimo Stato membro dell’Onu.

L’obiettivo sarebbe quello di far ottenere alla Palestina lo status di osservatore permanente delle Nazioni Unite in qualità, però, di “Stato non membro”. La stessa situazione del Vaticano, o, per lunghi anni, della Svizzera. Per fare questo occorrerebbe solo il voto dell’Assemblea generale – dove l’Anp può contare su un diffuso consenso – e non ci sarebbe bisogno di portare il caso davanti al Consiglio di Sicurezza, dove gli Stati Uniti hanno già annunciato l’intenzione di porre il veto.

Tuttavia, in cambio della loro campagna tra i membri dell’Ue a favore del riconoscimento (se pur parziale) della Palestina all’Onu, Parigi e Madrid chiedono all’Anp di astenersi, oltre che dal presentare ricorso al Consiglio di Sicurezza, anche dall’avanzare denunce contro Israele davanti alla Corte penale internazionale (Cpi).

Sembra essere proprio questo, infatti, uno dei punti che più preoccupa Tel Aviv, che si sta opponendo con tutti i mezzi a un qualsiasi tipo di riconoscimento da parte dell’Onu dello Stato palestinese, anche se come semplice osservatore. Nei giorni scorsi, fa sapere il quotidiano Haaretz, il ministero degli Esteri di Tel Aviv ha convocato gli ambasciatori dei cinque Paesi principali dell’Ue (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna) spiegando loro che la cosiddetta “Opzione Vaticano” “contrasta con gli interessi di Israele”.

A questo proposito, sembra che la rappresentate della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, abbia cercato di assecondare le richieste israeliane, con un’iniziativa personale che ha però contrariato gli altri Paesi membri. Dopo aver parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, la Ashton ha presentato una proposta secondo la quale l’Autorità palestinese non verrebbe riconosciuta come Stato alle Nazioni Unite, ma otterrebbe uno status inventato ex novo per l’occasione, diverso persino da quello del Vaticano e, ovviamente, con meno diritti. In particolare, ed è quello che più interessa Tel Aviv, non darebbe ai palestinesi la possibilità di presentare ricorsi davanti alla Corte penale internazionale. Lo stesso Netanyahu avrebbe detto di essere pronto ad accettare un avanzamento dello status palestinese all’Onu, a patto però che non si configuri come Stato. L'iniziativa della Ashton, tuttavia, è stata criticata da alcuni Paesi europei, che le hanno rinfacciato di avere agito senza consultarsi e quindi senza effettiva autorità.

I dubbi di Hamas

L’iniziativa dell’Anp all’Onu è un atto puramente “simbolico” che “non obbligherà Israele a ritirarsi di un solo passo dai Territori palestinesi”. È questa l’opinione di Hamas, che esprime dei dubbi sull’efficacia della richiesta alle Nazioni Unite che Mahmud Abbas ha intenzione di presentare la prossima settimana. Ad ogni modo, il portavoce del partito Sami Abu Zuhri, citato dal quotidiano israeliano Yediot, ha sottolineato che i palestinesi “non accetteranno nulla di meno che vedere la propria bandiera sventolare” in cima al Palazzo di Vetro. Il riferimento è al possibile fallimento del ricorso in seno al Consiglio di Sicurezza a causa del veto Usa e del conseguente ripiegamento sul riconoscimento dell’Assemblea generale come Stato non membro.

La Cina avverte gli Usa sui rischi del veto

“Se gli Stati Uniti scelgono di andare contro l’opinione pubblica mondiale bloccando la richiesta palestinese la prossima settimana, non solo Israele si troverà ulteriormente isolato, ma le tensioni nella regione saranno ancora più forti”. È questo l’avvertimento, non privo di fondamento, lanciato da un editoriale del quotidiano statale cinese “China Daily”. “La maggior parte della comunità internazionale – si legge ancora nel quotidiano in lingua inglese – considera uno stato indipendente un diritto inalienabile dei palestinesi”.

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