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giovedì 5 maggio 2011

Ma quali complottisti?


Ho sempre detestato le etichette preconfezionate, i codici a barre che ti appiccicano addosso mentre sei voltato dall’altra parte, la presunzione di volerti a tutti i costi catalogare, classificare, enumerare, per introdurti a forza dentro ad una gabbia, dove dovresti sentirti obbligato a recitare la tua parte, come un animale dello zoo.

Fra tutti i maldestri tentativi di rinchiuderti in un luogo angusto dove tu non possa nuocere e ridurti allo stato di fenomeno da baraccone, senza dubbio quello più urticante è la qualifica di “complottista”, affibbiata a chiunque tenti di fare informazione (sul web o in altra sede) senza sottostare alle regole base imposte dai media mainstream.

Scrivere riguardo all’argomento che ti viene richiesto, farlo con il taglio che ti viene richiesto, non mettere mai in dubbio i dogmi su cui né fondata la società dell’informazione politicamente corretta, non scrivere mai qualcosa che possa mettere in cattiva luce il sionismo o gli Stati Uniti, fingerti un dotto analista e un letterato raffinato, anche quando fai fatica a mettere insieme una frase di senso compiuto e scrivi su giornalacci disposti a pubblicare immagini taroccate con fotoshop e notizie destituite di ogni fondamento, pur di alzare la tiratura e compiacere il padrone.....

Sei complottista quando ti permetti di mettere in luce le macroscopiche incongruenze del b-movie montato maldestramente per mistificare quanto accaduto l’11 settembre. Sei complottista se osi fare notare che quell’Osama Bin Ladin dato come assassinato un paio di giorni fa dai marines di Obama, non esisteva più da ormai dieci anni, se non come presenza olografica in messaggi video di dubbia provenienza e ancor più dubbia realisticità. E quando esisteva in carne ed ossa aveva ribadito pubblicamente a più riprese la propria estraneità rispetto agli attentati in oggetto.

Sei complottista se manifesti scetticismo nei confronti dell'europa dei burocrati e dei banchieri , se ti preoccupi per le conseguenze della globalizzazione, se hai l’ardire di mettere in evidenza lo strapotere delle banche e l’egemonia economica delle multinazionali, se provi ad indagare sulle nuove tecnologie , se cerchi di leggere le motivazioni di una guerra, andando appena un poco più in profondità rispetto alle frasette di circostanza esperite nei TG e nei salottini chic dei commentatori televisivi. Se incautamente ti senti in dovere di portare a conoscenza dei “meno” (perché quello è il tuo pubblico) verità scientifiche appurate contro ogni ragionevole dubbio, ma sottaciute dai media a causa della propria scomodità.

Se esterni perplessità sulla campagna di terrore per l’influenza suina, montata ad arte per vendere un vaccino dannoso che doveva rimpinguare le casse delle multinazionali farmaceutiche. Se dimostri dati alla mano che in merito all’alta velocità ferroviaria stanno raccontando una sequela di fesserie , se ti preoccupi per le sorti di un ecosistema in via di decomposizione, se non ti rivolgi al cemento conl'espressione adorante e lo sguardo trasognato e se ti permetti di puntualizzare che il mondo è un sistema finito , a differenza dell’imbecillità che sembra davvero non finire mai.

E diventeresti un complottista ancora più pericoloso, se per caso insistessi troppo sui massacri di Gaza, se solo carezzassi l’idea di approfondire argomenti tabù quali il signoraggio, Haarp, le scie chimiche o il nuovo ordine mondiale, se giungessi a partorire pensieri pericolosi come quello che fare informazione significa anche guardarsi intorno con spirito aperto e non restare chiuso nel proprio gusto di certezze autoreferenziali.

Servo o complottista, senza che mai venga presa neppure in considerazione quella terza via che consiste nel tentativo di fare informazione seriamente, senza altro padrone che la propria onestà intellettuale, con il rischio di sbagliare connaturato in ogni azione umana, ma anche la consapevolezza di avere offerto il tuo pensiero a chi nutre il piacere di leggerlo, anziché esperire una sequela di “marchette” ben pagate per il migliore offerente.

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