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mercoledì 2 marzo 2011

PUZZLE ITALIA: Politica Energetica e Guerra Fredda Reloaded (Libia Special Edition).

Articolo di: Rodolfo Ponti
Tratto da: http://www.rischiocalcolato.it/2011/02/puzzle-italia-politica-energetica-e-2.html

Nota della redazione: 
(...) Nel post "Libia, Puzza di complotto" sono state messe in luce molte incongruenze fra il bombardamento dell’informazione mainstream e la mancanza di prove a supporto di certe affermazioni su quello che sta accadendo a Tripoli e a Bengasi. In questo articolo sono spiegate con chiarezza le ragioni geopolitiche che a nostro parere stanno guidando la mano “ufficiale” dell’occidente nel gestire l’attuale crisi.
"Per fare un puzzle bisogna sempre partire dagli angoli”. Questa massima può tornarci utile per capire cosa sta succedendo negli ultimi tempi: se paragonassimo la situazione politica italiana ad un puzzle dove interessi economici e politici si intersecano creando una complicata scacchiera, da dove potremmo partire per ricostruire il mosaico ed avere una chiara visione dell’attuale periodo storico analizzando la nostra politica energetica?

L’intento ardito dovrebbe partire da una data : 15 Maggio 2009

Quel giorno l’Italia è rientrata con prepotenza sullo scacchiere internazionale firmando l’accordo per il passaggio sul suolo nazionale del gasdotto Southstream e per la creazione di SeverEnergia, joint-venture tra Gazprom, Eni ed Enel. In quella data l’Italia per la prima volta dal dopo guerra l’Italia si è legata politicamente alla Russia. Gli appassionati di storia contemporanea sanno cosa successe negli anni ’70 in piena guerra fredda dove l’Italia divenne luogo di scontro tra le due superpotenze, e sappiamo che la penisola italica è sempre stata terra di scontri per il suo ruolo strategico al centro del mediterraneo, non sono il primo a sostenerlo e a dirlo …

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiero in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
(Dante)

Torniamo al 2009 ed in particolare modo alla joint-venture SeverEnergia che scopriamo possedere il 100% di tre società (Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztechnologia) strategiche per la definizione di un politica energetica nazionale forte ed indipendente perché titolari delle licenze per l’esplorazioni dei giacimenti di idrocarburi (specialmente le riserve di gas).
In uno mondo dove la sovranità nazionale è correlata positivamente alla capacità di una nazione di essere energeticamente “autosufficiente”, questa scelta strategica è un tentativo di rompere le catene dalla dipendenza energetica estera, secondo tentativo perchè il primo si infranse al suolo il 27 Ottobre 1962 a Bescapè con l’aereo di Enrico Mattei. Nella nostra analisi tralasceremo gli aspetti legati alle crisi energetica ormai prossima dovuti picco del petrolio che sono una mia convinzione personale (supportata da dati) e non un dato di fatto oggettivo consolidato.
Il gasdotto Southstream, abbiamo visto., è stato preferito al progetto del gasdotto rivale sponsorizzato dagli USA e dalla UE: il Nabucco.
Southstream porterà il gas in Europa sfruttando due direttrici: un primo braccio diretto verso l’Austria e la Germania ed un secondo transitante sul suolo ellenico che terminerebbe in Puglia fornendo gas all’Italia: il percorso è in diretta competizione con quello del rivale come si vede dalla cartina.


Sempre dalla cartina possiamo vedere due paesi strategici uno per South Stream e uno per il rivale Nabucco : la Turchia e l’Iran . Queste nazioni possiamo dire che hanno strategie di politica estera che le fanno propendere per finire sotto l’ala di influenza Russa avendo siglato accordi che favoriscono il gasdotto South Stream (Turchia) o avendo accordi commerciali sul gas con la stessa Russia (Iran).
Il fatto che oggi Turchia e Russia si siedano allo stesso tavolo per siglare un accordo proprio sulle pipeline rappresenta pertanto una svolta a 360° rispetto agli ultimi 500 anni di relazioni tra Mosca e Ankara… In primo luogo, Ankara si sta allontanando sempre più da Washington. O quanto meno, dà segni di una certa insoddisfazione.

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alcune agenzie di stampa aiutano a comprendere:

(correre.it) ANKARA — Baci e abbracci con Vladimir Putin, come sempre. Complimenti e ringraziamenti da Recep Tayyp Erdogan. Il Cavaliere in Turchia è come se fosse a casa sua: due ore di trilaterale senza staff con due leader a lui tra i più cari, poi la presenza in prima fila a una conferenza stampa russo-turca in cui si ritaglia (riconosciuto da tutti) il ruolo di padrino della mediazione tra Ankara e Mosca…..

(Eurasia)L’Iran, inoltre, è decisamente interessato a coinvolgere la parte russa nella costruzione di un sistema per la produzione di gas naturale liquefatto (GNL), una raffineria nella provincia di Golestan nel Nord ed un gasdotto nel mar Caspio dal porto di Neka fino al porto di Jask nel Golfo di Oman. Le autorità iraniane sono pronte ad esaminare le proposte delle compagnie russe per la realizzazione diretta di nuovi giacimenti di gas e petrolio in Iran, senza alcuna offerta d’appalto……

(Businness on line)E’ in questo contesto che nasce la “Troika del gas” che sarà formata dal Qatar, dall’Iran e dalla Russia che ha 1.680 triliardi di metri cubi di gas. Il mondo, da oggi, si troverà quindi a fare i conti con questo “cartello energetico” in grado di dettare le sue leggi.

(MadArabNews)Sebbene Teheran abbia criticato le posizioni della Russia, Mosca resta il principale difensore dell’Iran in materia di sanzioni economiche, anche se la Cina, che ha un interesse economico molto maggiore in Iran, è interessata ad alleviare la pressione nei confronti di Teheran più di qualsiasi altro Stato.
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Le notizie che si possono trovare per avvalorare quanto dico sono numerose basta fare una ricerca su un qualunque motore di ricerca; Quello che voglio evidenziare è come egli ultimi mesi questi due paesi abbiano subito delle interferenze quantomeno sospetto nella loro politica nazionale.
In Turchia a Gennaio è stato sventato un colpo di stato militare ordito da una frangia dell’esercito contro il governo di Erodogan, lo stesso primo ministro che si siglò accordi con i Putin; Invece in Iran credo non ci sia bisogno che mi soffermi a raccontare come si sia mossa la macchina della propaganda per attaccarlo su ogni fronte. La Russia si è subito proposta come mediatore per preservare i suoi interessi economici e commerciali, una guerra sul suolo iraniano assicurerebbe un approvvigionamento alla gasdotto Nabucco (come già successo in Iraq) e metterebbe a rischio gli accordi commerciali russo-iraniani.
Russia e USA competono su più fronti: politico, militare, economico ed altri, si stanno creando alleati, stanno muovendo le loro pedine e l’Italia è come la storia ci ha sempre insegnato un paese strategico. Cari lettori siamo in piena guerra fredda!
Potrei dilungarmi su questa guerra fredda reloaded, prometto che lo farò prossimamente , però reputo più interesssante tornare al suolo italico e capire cosa sta succedendo. I paesi filorussi o importanti per la strategia degli USA hanno subito dei tentativi di destabilizzazione: mi sento di affermare che l’Italia essendo uno di questi paesi, è nel mezzo dello scontro tra le due fazioni.
Prima e dopo il momento in cui l’accordo per Southstream venne siglato 15 maggio 2009 aprile i poteri forti della finanza internazionale decidono la politica USA (il segreto di pulcinella della FED) iniziarono ad attaccare mediaticamente il governo di Silvio Berlusconi tramite la Repubblica e il Financial Times; non voglio entrare in merito alla veridicità delle accuse o dare un giudizio sulla persona voglio solamente analizzare gli avvenimenti italici degli ultimi dodici mesi usando una chiave interpretativa diversa da quella scandalistica data in pasto al popolino.
Il premier è stato ripetutamente attaccato da Repubblica quotidiano appartenente al Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A. Questa holding editoriale è in mano alla famiglia Benedetti tramite Cirgroup che ha come azionista di maggioranza la finanziaria di famiglia Cofide ; questo gioco di scatole cinesi ci aiuta a capire chi sta attaccando frontalmente Silvio Berlusconi.
Carlo de Bendetti fu alla fine degli anni ’70 il golden boy di casa Fiat, questa sodalizio con la casa automobilistica è un’informazione che può essere utile più avanti per capire quali pedine vengano mosse sullo scacchiere, l’ingegner De Bendetti è l’uomo di fiducia della potente famiglia di banchieri Rothschild ( non avendo il spazio fisico per spiegarvi il perché di questa amicizia eccellente vi consiglio la lettura di questo articolo qualora fosse scettici alla mia ultima affermazione) famiglia influente nell’economia USA. L’altro giornale , il Financial Times credo che non abbia bisogno di presentazioni.
Nello scacchiere italico si sono susseguite mosse e contro mosse, avendo deciso di parlare di politica energetica non possiamo perderci in tutti i dettagli.
La seconda scelta di politica energetica fatta dal governo Berlusconi che ha sancito ormai la definitiva rottura con la sponda atlantica sono stati gli accordi commerciali con la Libia.


La collaborazione energetica Italia-Libia è ufficialmente nata sotto il governo Berlusconi 2004 con la costruzione di Greenstream un gasdotto che ha permesso alla partnership Eni-Noc di esportare e commercializzare il gas libico in Europa. Nel 2008 in cambio di risarcimenti per 5 miliardi per il passato coloniale la Libia ha garantito all’Italia un accesso privilegiato di ENI alle sue risorse naturali che costituiscono il 25 per cento del petrolio e il 33 per cento del gas consumato in Italia, inoltre l’Eni ha siglato nuovi accordi per il gas e il petrolio ottenendo una posizione “privilegiata” fino al 2047 per lo sfruttamento di tali risorse in tutto il territorio libico.
La Libia è un alleato strategico per la politica energetica avendo la nona riserva mondiale di petrolio e la Russia da tempo ha deciso metterla sotto il suo protettorato come testimoniano numerosi accordi commerciali e militari.
Il paese africano è un ulteriore anello di congiunzione tra Italia e Russia, infatti tramite l’italo-libica Elephant Oil FIeld costituita da Paolo Scaroni la Libia viene coinvolta nella costruizione del gasdotto Southstream, nel 2010 Eni dopo essersi assicurati lo sfruttamento del 66% del giacimento Elephant (in virtù degli accordi sopra descritti) ha ceduto la metà del suo diritto di sfruttamento a Gazprom (33%).
L’ultima partnership commerciale che prevede una triangolazione tra Italia-Russia-Libia è quella che avviene sulle risorse libiche tra Gazprom e la Proms di Bruno Ermolli fido del cavaliere.
Curiosamente come nel 2009 dopo la stipula del contratto con Southstream seguì un attacco mediatico da parte delle stampa filoamericana così dopo la stipula di questi accordi avvenuti nel 2010 è partita una seconda ondata pressioni per fare cadere il governo.
(...)

1 commento:

  1. Articolo veramente ben scritto! Bravo questo ragazzetto

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