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sabato 29 gennaio 2011

Spegnere Internet, in Egitto le prove generali ...

In Egitto, per porre fine agli assembramenti di civili, hanno deciso di valicare una linea di confine molto pericolosa:
 spegnere Internet.
Un tema che riguarda anche le superpotenze del pianeta.


Neanche in Birmania, in Iran, in Cina, a Cuba, i regimi autoritari avevano mai osato tanto. Spegnere Internet e la rete di telefonia mobile! La rivoluzione egiziana sarà ricordata anche per questo. La potenza della rete, dei social network e dei messaggini, nell’organizzazione della protesta, è tale da atterrire i governanti del Cairo.
Internet non è la televisione, la radio, il giornale. Se non puoi controllare i mezzi di comunicazione, li spegni. A costo di paralizzare il paese, l’economia, le banche, i servizi pubblici. Era impensabile, ma è successo. Precedente pericolosissimo. Da anni ormai – non solo nei paesi a basso tasso di democrazia – i governi si pongono il “problema” del controllo della rete. Vogliono ingabbiarla, irreggimentarla, depotenziarla. I pretesti sono tanti: terrorismo, pedofilia, rispetto dei diritti d’autore. Pretesti, appunto.
La “disciplina” della rete è diventata un chiodo fisso anche per le cancellerie occidentali. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, pretende che il tema diventi prioritario durante il G8 di maggio a Deauville, in Normandia, proprio perché si devono combattere terrorismo e pedofilia (Il prossimo G8 metterà le catene a Internet?). D’altronde dagli Stati Uniti alla Svezia, passando per Italia e Ungheria, si moltiplicano progetti e disegni di legge per mettere lacci e lacciuoli a Internet.
Com’è possibile, tecnicamente, oscurare internet? Bloccando i router, ad esempio, cioè gli instradatori del traffico digitale. Il governo egiziano ha dato l’ordine di chiudere tutti gli accessi alla rete, come evidenzia il grafico messo a disposizione da Arbor Networks.
È successa la stessa cosa per la telefonia mobile. Dal Cairo è partita la richiesta ai gestori di bloccare ponti e ripetitori. Vodafone UK ha fatto sapere che il governo egiziano ha chiesto all’azienda di sospendere la copertura in alcune aree del Paese.
Sotto sotto, in silenzio, i potenti della terra saranno contenti di questa prova generale egiziana. Dai tiranni c’è sempre da imparare qualcosa.

Tratto da: http://www.stampalibera.com/?p=21559#more-21559
Fonte: http://www.tomshw.it * Articolo di Pino Bruno – Sabato 29 gennaio 2011

domenica 16 gennaio 2011

Stupratori nel mondo: Assange e Berlusconi

ARTICOLO TRATTO DAL SITO:
RINASCITA, Quotidiano di SINISTRA Nazionale

Quindi non si potrà certo dire che sia di parte ....
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E così, ci tocca difendere Berlusconi.
E’ incredibile.

Il Cavaliere - come peraltro i suoi predecessori tutti, Prodi in primis... - dovrebbe essere combattuto, sospeso, mandato a casa, per quello che ha affermato sulla Fiat, per il regalo dell’Alitalia ai privati, per le dismissioni di questa o quella industria strategica, per l’assalto al Lavoro, per i doni privatistici della scuola all’Oltretevere o della ricerca alle multinazionali, e, invece, viene combattuto, per essere sospeso e mandato a casa, da un’accolita di inquisitori che attendevano ansiosamente il pronunciamento della cosiddetta “Suprema Corte” per sferrare senza vergogna alcuna i loro colpi sotto la cintura.

(... omissis ...)

Quel manipolo di giudici protagonista del nuovo “fronte antiCav”, in fondo una ristretta e faziosa rosticceria partita lancia in resta nello sfruttamento di qualsiasi buccia di banana pur di far fuori il Cavaliere, non è che uno dei tanti avamposti in armi messi in piedi dai veri nemici di Berlusconi per far cadere lui e il suo governo, non gradito né a Washington, né a Londra, né a Tel Aviv.

Bettino Craxi fu fatto fuori da McNamara (quello di Transparecncy International, quello della Banca Mondiale, quello che, ministro della Difesa, aveva pensato di risolvere la guerra del Viet-Nam con una bomba atomica su Hanoi) perché i suoi conati di sovranità (Sigonella, moratoria dei debiti del Terzo Mondo, affari bilaterali dell’Italia con i Paesi Arabi e del Golfo) non rispettavano il ruolo di “pulcinella” delegato all’Italia dai vincitori della seconda guerra mondiale.

Furono sufficienti, allora, dei “fondi neri” dei quali, secondo l’allora manipolo di inquisitore, “non poteva non sapere”, delle grida “ladro, ladro” e delle monetine gentilmente sparse dagli amici di Greganti e dai vertici delle Botteghe Oscure, per impalarlo, costringerlo all’esilio e lì lasciato morire.

Mutatis mutandis adesso la storia si vuole ripetere con Berlusconi. Magari non un “ladro”, ma “stupratore” sì.

Che forse ha le spalle più quadrate ed è duro a crollare, ma che, dai e dai, alla fine potrebbe anche mollare tutto e ritirarsi altrove (tanto la sua casa è il mondo: è un capitano di ventura con capitali globalizzati).

Quello che indigna è il metodo, e quello che c’è dietro, il complotto.

Svelato anche - per noi non ce n’era bisogno: sapevamo che chi tocca i profitti altrui del petrolio, da Matteotti a Mattei, da Moro a Craxi, muore - da Wikileaks di Assange (anche lui imputato di stupro...), con le varie note strategico-sessuali antigovernative (e antiPutin, e antiEni, e antiFinmeccanica) dell’Ambasciata Usa a Roma.

Serva Italia. Cameriera di Atlantide.






lunedì 10 gennaio 2011

Semplice ritorsione o destabilizzazione pianificata?

Per comprendere il valore e la funzione dell’attentato alla Chiesa copta-ortodossa di Alessandria d’Egitto, è necessario liquidare perentoriamente ogni ipotesi formulata dai mass-media occidentali, a partire dalle favole su al-Qaeda e l’estremismo islamico in generale. L’idea di uno “scontro di civiltà” tra un mondo libero e democratico, e una serie di Paesi caratterizzati da sistemi politici oppressivi e religioni oscurantiste, è solo una maschera “idealista” che cela gli interessi economici degli oligopoli euro-atlantici. Per cui ogni fatto non può essere interpretato secondo i canoni della politica nostrana, tesa a tutelare i profitti delle multinazionali, piuttosto che la libertà dei popoli, ancor meno della Cristianità. Porre in relazione fatti apparentemente sconnessi, indagare sulle molteplici cause e sui vari fattori che concorrono a determinare una situazione o un atto concreto (nel nostro caso un attentato), dovrebbe essere il “modus operandi” per coloro che intendono indagare seriamente e analizzare la realtà, piuttosto che modificarla per dimostrare la fondatezza delle proprie teorie.


La neutralizzazione dell’Egitto negli anni ‘80 ha consentito ad Israele di protrarre la propria esistenza nel corso del tempo. Il controllo dello stato egiziano è un perno fondamentale per la sicurezza dell’entità sionista, e l’attentato di Capodanno non può essere concepito al di fuori di questa strategia. Il declino dell’imperialismo americano e dell’idea stessa di globalizzazione unipolare a guida statunitense, coinvolge inevitabilmente anche l’avamposto mediorientale, costretto ad affrontare nuove sfide. Il triangolo Damasco – Ankara – Teheran sorto con il beneplacito di Cina e Federazione Russa, rischia di isolare Tel Aviv, la quale, dopo aver tentato di ostacolare il nuovo corso turco (1), non può rischiare di perdere anche l’Egitto, dove la penetrazione economica cinese è sempre più forte (2) e che si traduce inevitabilmente in relazioni politiche sempre più strette tra i due Paesi. In tale contesto è necessario per Israele e gli Stati Uniti, bloccare gli effetti dannosi del multipolarismo nella zona arabo-islamica. Infatti all’attentato terroristico di pochi giorni fa, devono essere associate due notizie inquietanti: la scoperta di una cellula di spie israeliane in grado di intercettare le conversazioni telefoniche di alte cariche dello stato egiziano e il rientro a Tel Aviv dell’ambasciatore israeliano Yitzhak Levanon (3) . E’ Ipotizzabile che l’ennesimo tentativo di seminare discordia tra comunità religiose, sia stato progettato per destabilizzare l’Egitto a vantaggio degli interessi di Usa e Israele, così come dichiarato da Hezbollah (4), oppure come ritorsione immediata all’individuazione della cellula del Mossad.
Intanto i cantori dello “scontro di civiltà”, inebriati dagli attacchi alle comunità cristiane orientali, continuano indisturbati nell’opera di manipolazione dell’opinione pubblica europea, preparandola a future crociate “democratiche”, ma questa volta rischiano l’estinzione.

Moczar



Altri Link interessanti:
http://www.eurasia-rivista.org/5502/crescenti-sospetti-sul-possibile-collegamento-tra-il-pkk-e-israele

L’investimento di 1,5 miliardi di dollari in una Zona Economica nell’area del Suez, riflette il ruolo crescente della Cina in Egitto http://www.relooney.info/SI_Oil-Politics/Africa-China_29.pdf

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/87562-egitto-scoperta-cellula-di-spie-ambasciatore-israeliano-fugge-dal-cairo

http://italian.irib.ir/notizie/politica/item/87826-hezbollah-strage-alessandria-serve-solo-interessi-usa-e-israele